La storia di Lily, una ventenne annoiata e frivola, commessa nel reparto cosmetici di un grande magazzino, e della sua partecipazione a un crudele reality show che sembra essere una perfetta denuncia al capitalismo, al consumismo e alla sete di eterna onnipotenza legata agli oggetti della società di oggi.
Ho ascoltato il podcast con cui il responsabile dell’Ufficio stampa di E/O racconta l’esordio nella narrativa di Aisling Rawle, insegnante irlandese di scuola superiore che vive a Dublino. Il romanzo, che esce in italiano con il titolo La vita facile (E/O, 2025), tradotto da Edoardo Andreoni, in inglese ha un titolo diverso a molto efficace : The compound, termine ambiguo, che ha quasi una sfumatura militare, rappresentando un luogo circondato e fortificato.
Ed è quasi questo il caso: Lily, una ventenne annoiata e frivola, commessa nel reparto cosmetici di un grande magazzino, si sveglia una mattina in una stanza a due letti, all’interno del luogo recintato, in pieno deserto, dove si svolge una trasmissione televisiva, un reality show appunto, a cui lei e altri 19 concorrenti hanno accettato di partecipare. Ci sono regole molto precise su cosa si può fare e cosa no: un enorme schermo collettivo detta i compiti, lancia le sfide, propone le gare a cui tutti devono partecipare in cambio di premi di maggior valore man mano che le giornate passano e gli inquilini vengono eliminati. (...)