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Erbacce: dopo l'alluvione, un racconto per ricostruire Crotone

Testata: MOW Magazine
Data: 1 dicembre 2020
URL: https://mowmag.com/culture/erbacce-dopo-l-alluvione-un-racconto-per-ricostruire-crotone

Erbacce racconta una delle periferie di Crotone, Fondo Gesù, duramente colpita dall'alluvione del '96 e alla quale Maurizio Fiorino ha già dedicato un romanzo nel 2016. Il racconto esce in ebook per le Edizioni E/O, il ricavato verrà devoluto per la ricostruzione della città.

Il racconto

Un’ora vissuta in presa diretta, quasi fosse un cortometraggio, coi ragazzi di fondo Gesù, un quartiere alle porte di Crotone. Sboccati, crudi e a modo loro poeti, Mario e Angelo sono i due protagonisti del romanzo Fondo Gesù e di questo prequel, Erbacce, scritto sotto forma di racconto nel 2016 e pubblicato per la prima volta in lingua inglese su un numero monografico della rivista Dust dedicato alle periferie d’Europa. Interamente rivisto per l’occasione, oggi appare per la prima volta nella sua lingua originale. Il ricavato di Erbacce sarà interamente devoluto per sostenere l’emergenza causata dalla tragica alluvione che ha colpito la città di Crotone la notte del 22 novembre 2020.

Un estratto di Erbacce

Fondo Gesù è il suo quartiere. Qui è nato e qui vive, e guai a chi glielo tocca. È una delle zone più degradate di Crotone, a pochi metri dal fiume Esaro e dalla stazione ferroviaria. Fino a qualche mese fa, l’eroina si spacciava alla luce del sole con orgoglio. Anche perché come dice spesso lo zingaro, «al buio ci sono i gechi e Dracula, non quelli del Gesù. E se vengono i poliziotti li prendiamo a sprangate. Crotone l’abbiamo fondata noi, è zona nostra, punto e basta».

Quella storia l’aveva sentita in quinta elementare e lo aveva reso così orgoglioso che non se l’era più dimenticata. Pare che i coloni greci, su ordine di Eracle, posarono la prima pietra in onore di Kroton, ucciso dal suo amico per sbaglio proprio lungo il fiume Esaro. Poi arrivò Pitagora, che in città è una star. Tutto, a Crotone, porta il suo nome. C’è piazza Pitagora e il Museo Pitagora, il Liceo Pitagora e l’Aeroporto Pitagora. E all’ingresso della città vi è un enorme cartellone con su scritto benvenuti a Crotone, la città di Pitagora. Peccato che non vi sia rimasta nessuna traccia tangibile del passaggio di Pitagora, e neanche degli antichi greci, se non una colonna dorica e solitaria, l’unica rimasta delle quarantotto che esistevano, che domina la città dall’alto e che qualche anno fa le autorità hanno dovuto far ripulire per poi chiuderla definitivamente al pubblico. I giovani ci andavano a bucarsi o a perdere la verginità. E dopo aver fatto l’amore, ci scrivevano sopra le loro iniziali.

È stato proprio, invece, Mario a scrivere quelli che mamma dice di non frequentare su un muro all’ingresso del Gesù. Qualche metro più avanti, qualcun altro ha scritto fieri di essere odiati. Il quartiere, in città, gode di pessima fama. Sparatorie in pieno in giorno e risse continue, per questo Mario cammina sempre con un piccolo pugnale nascosto negli scarponcini giallognoli che usa sia d’inverno che d’estate. Ha la camminata “alla mafiosa”, come dicono da queste parti. Petto aperto, gambe larghe e sguardo spietato di chi è pronto a tutto. Secondo lui, se si vuole avere rispetto, bisogna ’ndranghetiarsi e soprattutto non si deve mai abbassare la testa, manco per mezzo secondo. «La testa» ha detto qualche giorno fa ad Angelo, «si abbassa solo per leccare la fica e per farsi fare il cozzetto». Parole al vento, visto che ad Angelo di ’ndranghetiarsi, né di entrare a far parte della banda di Mario, non importa nulla.

Già, Angelo…

A Mario cadono gli occhi su dei papaveri rossi, alti e fieri, sbucati in un angolo del marciapiede di fronte a lui, e quella visione gli fa tornare in mente quel che è successo qualche giorno fa, quella sera di san Lorenzo che, lo sa bene, gli rimarrà impressa nei ricordi per tutta alla sua vita. Accenna un mezzo sorriso e, a ben pensarci, è il primo e forse il solo della giornata.