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Anni di piombo

Autore: Flavio Stroppini
Testata: Cooperazione
Data: 20 settembre 2021

Angelita è “la combattente” del romanzo. Cosa la rende una superstite e non una naufraga?

Ha visto la sua vita naufragare ma è riuscita a riprenderla in mano grazie a un percorso non solo personale, ma storico e politico. È la superstite di una generazione, di un’epoca che le ha lasciato sentimenti, passioni. È anche la superstite di un certo giornalismo che si sta estinguendo. E grazie a quel suo essere superstite che scopre una verità.

Nel romanzo c’è un legame stretto tra “follia” e “realtà”. Come trovare una via d’uscita?

Dovremmo guardare la follia con altri occhi. Come ha scritto Foucault «La psicologia non potrà mai dire la verità sulla follia, perché è la follia che detiene la verità della psicologia». Nei fantasmi del passato si annidano dolori spesso rimossi ma che inesorabilmente tornano. La via d’uscita è affrontare il dolore. Senza maschere, con il il coraggio di guadarlo come un fiume in piena e cogliere il senso di quella tempesta che diventa occasione di crescita.

Tra le righe riecheggia Izzo, scrittore “militante”. Scrivere è anche un modo di “fare politica”?

Izzo nella sua scrittura è stato se stesso, con le sue contraddizioni e con le sue idee. Scrivere significa schierarsi. Credo sia l’unica maniera per esprimersi in modo autentico. È fare politica? Certo. Una persona che reprime il suo pensiero ha rinunciato al ragionamento, alle emozioni, all’essere un soggetto sociale