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L'esotico è dentro casa: Enard ci fa viaggiare nella campagna francese

Autore: Eleonora Barbieri
Testata: Il Giornale
Data: 23 settembre 2021
URL: https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/lesotico-casa-enard-ci-fa-viaggiare-nella-campagna-francese-1977180.html

Nel nuovo romanzo, ambientato a Niort, coltivatori, studiosi, cibi succulenti e becchini

Mathias Enard è francese, infatti ha vinto il premio Goncourt per Bussola (e/o, 2016) però, leggendo i suoi romanzi qualcuno potrebbe dimenticarsene: ci ha trasportato in Iran, in Siria, in Turchia, in Siberia, a Parigi, nei Balcani, a Tangeri, a Vienna, trascinandoci fra tutte le lingue che parla, russo, tedesco, arabo, greco, persiano, italiano, tedesco, e nella sua cultura debordante. Ha vissuto per anni in Medio Oriente, ora è a Barcellona, però ogni tanto torna anche a casa sua. E con Il banchetto annuale della confraternita dei becchini (e/o, pagg. 476, euro 19; traduzione di Yasmina Melaouah) ci è tornato in senso sia fisico, sia letterario: il nuovo romanzo è infatti ambientato nei dintorni di Niort, non lontano dalla costa di La Rochelle, nella regione paludosa e contadina della Deux-Sèvres. Campagna francese, quella in cui è cresciuto lo stesso Enard, che è nato a Niort 49 anni fa. Insomma, come aveva detto qualche mese fa su queste pagine, un romanzo «esotico in tutt'altro senso», completamente immerso nell'Ovest della Francia, nella sua terra natale, che Enard esplora e ripercorre in lungo e in largo, nello spazio e nel tempo, a ritroso nella Storia e facendosi strada fra i campi, oggi sfruttati e inquinati, dove qualcuno cerca - forse utopicamente, forse coraggiosamente - un futuro diverso, per sé e per il pianeta. (...)

Insomma, chi cercava l'esotismo alla Enard non potrà che essere soddisfatto, perché anche questa volta l'autore francese riesce a trasformare la normalità e lo straordinario, la magia e la crudeltà, il lontano e il vicino in un mondo a sé stante, in cui i suoi protagonisti sono immersi e dal quale, allo stesso tempo, sono distaccati, in virtù di una cultura fuori dall'ordinario, sia essa quella di un orientalista, di un russofono, di un militare, di un critico d'arte, di un agronomo, di un tanatoprassista, di un allevatore, di un barcaiolo delle paludi, di un cecchino, di un coltivatore a chilometro zero... Enard snocciola nomi di vini come versi di antichi poeti persiani, senza peraltro suggerire gradazioni di importanza e, allo stesso tempo, ironizza sul saccentino David, lo studioso che si prende troppo sul serio, l'accademico destinato, guarda caso, a fallire. Una figura che ricorda molto il protagonista di Bussola, il coltissimo e frustrato Franz, anche se il destino di David è diverso. (...)