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Antieroi del nostro tempo

Autore: Margherita Criscuolo
Testata: Insideart.eu (Il Domani della Cultura)
Data: 10 agosto 2011

Intervista a Massimo Cuomo, autore di Malcom, il suo romanzo di esordio pubblicato a luglio da Edizioni e/o  (288 pagine, 18 euro). Il protagonista è Marcello Zanzini, trentenne in crisi, cui un misterioso barbone consegna una scheda telefonica che gli cambierà la vita.

Per cominciare, puoi dirci com'è nata la tua passione per la scrittura?
«La percezione che scrivere mi venisse facile l’ho avuta da subito, sin da bambino. Ed è cresciuta con me, prendendo una forma più precisa durante la scuola, il liceo, l’università. Per cui ho sempre pensato che da grande avrei lavorato come giornalista: poi ho fatto qualche esperienza sul campo e mi sono reso conto che in realtà non mi bastava fare della cronaca, ma che aspiravo invece alla scrittura dell’invenzione, alla possibilità di descrivere la vita col filtro della fantasia e dell’ironia. Non a caso, quando mi rileggo, ho sempre la sensazione di aver scattato non tanto una fotografia della realtà, quanto piuttosto una caricatura: ma è abbastanza facile, per il fatto che la realtà è spesso la caricatura di sé stessa».

Come si è concretizzata l'idea del libro? Ci racconti la sua genesi?
«A un certo punto ho sentito che era arrivato il momento di provarci, che ero sufficientemente maturo (da un punto di vista letterario) per tentare la scrittura di un romanzo. Per cui ci ho dedicato il mio tempo libero: la sera, la notte, i fine settimana. E riflettendo sul tema che avrei preferito affrontare mi è sembrato naturale cominciare dal racconto di una fase della vita, i trent’anni, che ho vissuto intensamente. Ho condensato nella trama alcune delle mie esperienze, ovviamente rielaborandole molto, ci ho innestato la maggior parte dei valori che sento come più importanti, ho tentato di costruire un percorso narrativo che “costringesse” il lettore ad arrivare alla fine per mettere insieme tutti i pezzi della storia».

Marcello Zanzini è un antieroe del nostro tempo: chi sono, se ritieni ce ne siano, i suoi predecessori in letteratura?
«Il primo personaggio che mi viene in mente è l’Arturo Bandini di John Fante, in “Chiedi alla Polvere”. Un protagonista meraviglioso e con parecchi punti di contatto con Zanzini: riflessivo, sfortunato, umorale, sognatore, squattrinato e col cuore a pezzi».

I personaggi, compreso il protagonista, sono totalmente frutto della tua fantasia o sono ispirati a persone che hai avuto modo di incontrare nella tua vita reale?
«Non c’è un solo personaggio di Malcom che corrisponda precisamente a una persona reale. Ma tutti, in diversa misura, incarnano vizi e virtù di persone che conosco, che ho conosciuto nel tempo oppure che ho semplicemente osservato a distanza, che mi hanno colpito per una frase, un gesto, un modo di porsi, un dettaglio fisico. Elaborare questo collage di ritagli di “fotografie mentali” credo sia una delle operazioni più divertenti nella costruzione di una storia».

Il tuo romanzo affronta il problema, cruciale per i nostri tempi, della disoccupazione. Si può dire che sia un romanzo di denuncia?
«Penso che ci siano molte storie diverse e io ho voluto raccontarne una, nella quale è certamente possibile che qualcuno si riconosca. Sarei orgoglioso se questa storia riuscisse a ridare un po’ di fiducia e di energia a chi si trova nella stessa condizione di Zanzini, o anche semplicemente a strappargli un sorriso. In questo senso, la vera denuncia è verso chi (soprattutto a trent’anni) resta fermo, in attesa, invece di trovare il coraggio di agire, di rischiare, di inseguire l’istinto e i propri sogni. Quando ci si muove così si spandono delle vibrazioni positive che ti tornano indietro e che cambiano le cose. O almeno, a Zanzini è questo che accade».

Dovessi descrivere con tre aggettivi Malcom, quali useresti, e perché?
«Riprendo gli aggettivi che ho sentito usare da alcuni lettori: scorrevole, per la facilità con cui si legge; divertente, per l’ironia che caratterizza la narrazione; intrigante, per il mistero che trattiene fino all’ultima pagina».

Chi sono i tuoi autori preferiti?
«Ho letto l’intera produzione di alcuni autori italiani contemporanei molto noti che descrivono i nostri giorni, in un chiaro tentativo (anche se lo intuisco coscientemente solo ora) di formarmi ad un certo tipo di scrittura. Per cui ho apprezzato le trame di Ammaniti, la voce di Baricco, lo stile di De Carlo. Fra gli stranieri, l’ironia di Hornby».

Hai già in cantiere un altro libro?
«Nel cantiere della mia testa da parecchi mesi. Prende forme e immagini che si accumulano lungo viaggi in auto con la radio di sottofondo. Scarabocchio appunti da quando ho finito Malcom, ho steso qualche pagina e credo di avere già abbastanza chiaro tutto quello che voglio raccontare».