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La ballata di Mila

Testata: Non Solo Noir
Data: 2 settembre 2011

“Il corpo senza vita della moglie era accoccolato sotto il camino di pietra. La testa era stata devastata dai colpi di un attizzatoio abbandonato vicino al cadavere. Sciami di mosche ricoprivano le ferite come una crosta nera e vibrante. Le gambe, spezzate in più punti e piene di tumefazioni erano piegate in modo grottesco. Il busto era stato aperto, anzi, letteralmente squarciato, e il macellaio pareva essersi divertito a tirar fuori tutto quello che ci aveva trovato, un lavoro di estrazione lento e preciso”.(1)

Padova, oggi. Quando Guo Xiaoping, capo della banda dei pugnali parlanti e affiliato della temibile triade 14k, decide di dare la scalata alla malavita locale, scalzando Rossano Pagnan e famiglia, e dallo scontro tra i due nasce una piccola guerra, la misteriosa Mila Zago, infallibile killer a contratto, è pronta ad uscire dall’ombra per offrire i suoi servigi ai leader di entrambi gli schieramenti. E, data la sua inspiegabile preparazione tecnica, i boss -orgogliosi, certo, ma con l’occasione anche prudentemente pragmatici- non si fanno problemi ad avvalersi del suo aiuto. Ma c’è qualcosa che nessuno dei due sospetta: non è la sete di denaro a muovere Mila in quella che, man mano che la narrazione avanza, assume sempre più i contorni di una “missione”, ma il bisogno di chiudere i conti con un tragico passato…

In uscita in questi giorni per E/o, La ballata di Mila, di Matteo Strukul, inaugura la nuova collana “Sabot/age”, diretta da Colomba Rossi, curata da Massimo Carlotto e programmaticamente volta a “sabotare il quotidiano” trattando “temi inquietanti eppure rigorosamente taciuti”(2). Per rispondere alle richieste dei curatori di collana, l’autore, qui alle prese con la la sua prima prova narrativa, ma di certo né esordiente, né tantomeno outsider(3), prende spunto da un articolo relativo alla diffusione della mafia cinese in Veneto(4) per dedicarsi ad una cruenta rilettura de La sfida del samurai, senza preoccuparsi di occultare o camuffare i suoi modelli letterari(5), senza lasciarsi intimidire dal doppio confronto con Kurosawa e Leone(6), e intrecciando dinamiche (criminali) reali ed esagerazione pulp, attenta informazione e forsennate acclerazioni tipicamente action, gusto per il guignolesco, omaggi ai classici e trovate argute. E il risultato di questa miscela – declinazione personale dei capisaldi del manifesto SugarPulp(7)- è un romanzo veloce, ipercinetico, rumoroso, spigliato, nutrito di cultura pop, che concilia con successo stile e modi americani e caratteri strettamente locali.