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Tutto accade oggi, Jesse Browner

Autore: giuliaduepuntozero
Testata: Gruppodilettura
Data: 12 settembre 2011

Wes pensò a quello che Luigi XVI aveva scritto nel suo diario per il 14 luglio del 1789: “Rien”. Niente. Luigi XVI non aveva chiarezza di visione, e quell’appunto di una sola parola l’aveva condannato. Senza chiarezza di visione, i momenti più importanti della tua vita vanno e vengono senza che tu ne sia consapevole. Wes si era sempre rimproverato poiché non teneva un diario, ma per chissà quale motivo – probabilmente semplice pigrizia – non aveva mai coltivato l’abitudine. Altrimenti avrebbe potuto sfogliarne le pagine e tornare alla sbadata innocenza che aveva portato alla disfatta del giorno prima. Altrimenti avrebbe saputo esattamente cosa scrivere per il giorno attuale. “Tutto. Tutto è accaduto oggi.”

E Tutto accade oggi è il titolo di questo romanzo di Jesse Browner, in uscita a fine agosto per e/o. Un romanzo bellissimo, senza dubbio il libro più bello che ho letto in questi primi mesi del 2011. Mi è davvero rimasto dentro, uno di quei libri che, anche quando l’hai finito da un po’, continua a tornarti in mente: i personaggi, l’ambientazione, alcuni brani.

Tutto accade oggi titola il libro, e infatti le poco più di 200 pagine raccontano di una singola giornata della vita di Wes, il protagonista diciassettenne. Iniziata senza dubbio presto, alle 4 di notte, mentre torna a casa a piedi, al Greenwich Village, attraversando mezza Manhattan, dopo una festa a casa di Lucy, sua coetanea, la ragazza più bella della scuola, che, a sorpresa di tutti, punta Wes. E nella fatidica notte in cui tutto accadde, Wes perde la verginità, acquistando di contro materiale per le sue infinite elucubrazioni.

A cominciare dalla sua debolezza nei confronti delle avances di Lucy, e della sua incapacità di aspettare che Delia, la ragazza che gli piace da un anno, si accorga di lui. Per non parlare dell’amore incondizionato per la sorellina Nora, a cui fa da fratello maggiore ma anche da padre e madre. Delle difficoltà in famiglia dovute alla malattia terminale della madre e all’incapacità del padre _di professione scrittore fallito, come lo definisce Wes: “Il fallimento è nel suo cuore. Se glielo chiedi, lui stesso ti dirà che è uno scrittore fallito”_ di prendersi cura dei figli, più interessato a portarsi a letto giovani studentesse. Il tutto in un lungo sabato che passa fra cinema in Union Square, una cena a base di animelle cucinata da Wes, un compito per il lunedì su Guerra e pace.

Un romanzo sull’adolescenza, ma un’adolescenza dei nostri giorni, fra Iphone, Belle and Sebastian, Beatles, Marisha Pessl, Obama.

Un protagonista che sembra reale, con cui vorresti scambiare quattro chiacchiere, magari sulla sua veranda, perché “Nulla al mondo fa di un uomo un re più che la possibilità di sedersi in veranda e trattare con degnazione i passanti, più che mai nel Greenwich Village”.

Un libro in cui ogni pagina è una piacevole scoperta, e in cui mi sono trovata a rallentare la lettura per finirlo il più tardi possibile, e a sottolineare una quantità impressionante di passaggi.

E leggerlo due mesi dopo essere tornata da New York… mi sembrava di essere ancora lì…

Come funzionava? Più ragioni, più senti che dovresti ragionare meno, e più senti, più pensi che dovresti sentire meno? E la cosa peggiore era che chi pensava e sentiva meno per davvero non pareva soffrire un simile senso di inadeguatezza – le persone intelligenti vorrebbero essere più simili a quelle stupide, ma le persone stupide pare non vogliano affatto essere più simili a quelle intelligenti. E questo non sembrava per niente giusto.