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"Ecco la mia Bari noir": Mazza racconta un intreccio tra politica e malaffare

Autore: Maddalena Mongiò
Testata: Nuovo Quotidiano di Puglia
Data: 13 settembre 2011

È intitolato "Lupi di fronte al mare" ed è l'esordio del barese Carlo Mazza, romanzo pubblicato dall'editore e/o appena arrivato in libreria. È la storia del capitano dei carabinieri Bosvades che indaga su un intreccio di politica e malaffare: liberamente ispirato alle ben note vicende che ancora oggi tengono sotto scacco la politica, anche nazionale, e il tessuto sociale di Bari. La prima presentazione del libro è prevista per fine settembre alla Feltrinelli, nel capoluogo pugliese.

Mazza, la vicenda che lei racconta si dipana a Bari, set narrativo portato in auge da Carofiglio: in che rapporto si pone con il suo concittadino che ormai è nella top ten degli scrittori?
«Ovviamente lo apprezzo moltissimo, ma la mia storia - a differenza di quelle scritte da lui, o da altri scrittori baresi - può essere ambientata solo e unicamente in questa città. In altri romanzi Bari è un fondale e la storia che viene raccontata potrebbe accadere in una qualsiasi altra città. I personaggi del mio romanzo sono baresi sin nel midollo e per sottolinearlo ho voluto che il dialetto barese facesse incursione nei dialoghi. Per quel che riguarda Carofiglio lui è ormai uno scrittore di successo, ma mi auguro che un giorno quella del romanziere possa essere un'attività che riempirà la mia vita e a quel punto ci confronteremo alla pari ».

Perché scrivere questa storia: non è mai stata scritta prima o di aver svelato qualcosa negli intrecci tra politica e malaffare di cui nessuno ancora si è accorto.
«Ho scritto questa storia pensando che potrebbe essere un buon film e mentre andavo avanti con l'intreccio ho cominciato a identificare i personaggi con Laura Morante, Fabrizio Bentivoglio e altri. Per il resto mi importa solo che sia letto».

Domand a d'obbligo: come si arriva a pubblicare con una casa editrice importante?
«Basta scegliere la casa editrice che può essere interessata e il gioco è fatto».

I tanti aspiranti scrittori raccontano esperienze molto lontane dalla lieta novella.
«Purtroppo quello della scrittura è ormai il passatempo preferito di tanti, ma farlo professionalmente è un'altra storia. Al mio romanzo ho lavorato moltissimo e, ovviamente, ne ho raccolto i frutti. Il segreto è tutto qui. E poi è inutile lamentarsi senza neppure tentare. La barzelletta dell'uomo che chiede a san Gennaro la grazia di vincere, ma non compra il biglietto della lotteria: è famosa ».

Perché la sua biografia è condensata in una frase?
«Dal punto di vista letterario la mia vita non è densa di eventi, il resto non ho ritenuto che potesse importare a qualcuno. Sapere che sono sposato, che ho due figli adolescenti, che lavoro in banca, che ho fatto il militare a Bolzano in una caserma dei carabinieri: che cosa avrebbe aggiunto o tolto al romanzo?».

Poteva fornire una chiave di lettura perché i carabinieri e il mondo delle banche hanno un ruolo centrale nella trama.
«Effettivamente per certi profili può essere considerato un romanzo autobiografico, nel senso che ho raccontato mondi che mi sono noti, ma la storia è di pura fantasia anche se l'ispirazione è venuta grazie ai fatti di cronaca. Fare il militare presso i carabinieri ha lasciato dentro di me una sorta di fascinazione per l'arma, il cognome del capitano Bosvades è frutto di una reminiscenza dell'adolescenza quando un calciatore con questo cognome impazzava sui campi di calcio e a me piaceva il suono arrotolato di quel suo cognome».

Colpisce che questo capitano dei carabinieri alle prese con l'omicidio di un noto professore si affidi per le indagini nelle banche a una giornalista. È una forzatura?
«Intanto bisogna considerare che il capitano Bosvades deve indagare nel non facile mondo delle banche e poi mi piaceva giocare su una inversione dei ruoli che si spinge sino a sfumare di femminilità lui e a virilizzare la giornalista. Ma questo è un discorso più complesso che investe i rapporti uomo donna e che ci porterebbe troppo lontano».