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Bilancia, contabile del male che uccideva per piacere

Autore: Vittorio Macioce
Testata: Il Giornale
Data: 15 maggio 2023

«Non so trovare una chiave di lettura nella scelta delle vittime. Una spiegazione può essere la nazionalità. Sceglievo le ragazze in base a questo criterio. Chiedevo: da dov'è che vieni? Dovevano essere di nazionalità diversa l'una dall'altra». Diciassette delitti e ognuno è una stagione all'inferno, senza poesia, senza speranza. È un contorno nell'ombra, un profilo, una traccia. È Donato Bilancia, il contabile della malvagità, l'uomo che uccideva solo per uccidere. A raccontarlo, quasi come fosse Dumas, è Carlo Piano, che quando aveva poco più di trent'anni lo seguiva per le strade della Liguria. Era il tramonto degli anni Novanta. «Lo feci per sei mesi, senza sapere che fosse un unico assassino a fare tanti morti, d'altronde non lo sapevano neppure gli investigatori incaricati delle indagini. Poi, dopo la sua cattura, gli feci visita al carcere di Chiavari, alle Case Rosse. Ricordo che stava in un angolo, fissava un crocifisso, continuava a fumare e disse solo: "Ma che ci faccio qui, in mezzo a tanti delinquenti?". Perché sì, Donato Bilancia non si sentiva un criminale . Quando ho saputo che è morto, poco prima del Natale del 2020, mi è tornato tutto in mente. Mi ero dimenticato di Donato Bilancia, ma ho sentito l'esigenza di mettermi a scrivere. Dovevo esorcizzarlo ». Il Torto (edizioni e/o) è il romanzo crudo e spietato costruito su 90mila pagine di verbali, 65 faldoni di documenti, 80 fascicoli di intercettazioni telefoniche, una biblioteca di atti giudiziari. «Bilancia fu arrestato il 6 maggio di 25 anni fa, in zona San Martino, a Genova. Era la fine di un incubo che aveva insanguinato la Liguria. Io ho voluto scrivere una sorta di true crime, basandomi sui fatti, sulle testimonianze, sui ricordi miei, per riproporre la storia tragica di un uomo che era al contempo fragile, feroce e contraddittorio, un personaggio che sembra uscito da una tragedia di Sofocle. E c'è sempre da dare una risposta a una domanda: che cosa ha trasformato un ladro e un balordo che non aveva mai fatto male a nessuno nel serial killer più frenetico e prolifico del panorama criminale italiano?».