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I ferri dell’editoria

Autore: Michelle Nebiolo
Testata: ...you'll love publishing
Data: 17 ottobre 2011

Valeva la pena già solo per il gioco di parole nel titolo, che Sandro Ferri di edizioni e/o publicasse un libro sul proprio lavoro. Potete leggerlo a puntate via blog, da una decina di giorni potete acquistare l’ebook, e fra poco potrete anche mettere le mani sulla versione cartacea.

“I ferri dell’editore” è un dietro le quinte appena accennato, con molte riflessioni e pochi aneddoti (purtroppo), da cui però emerge il ritratto della casa editrice che all’inizio era solo una “stanza editrice”, testarda e artigianale, che è nata guardando a Est e ora ha una sorella a New York – senza che ci sia alcun conflitto tra le due cose.
Del resto… voi lo sapevate tutti che la “e/o” del nome non è la congiunzione indecisa del brutto burocratese ma l’abbreviazione di Est/Ovest?

Qualche assaggio:
Sul conflitto tra interiore in chi è cresciuto a classici e si ritrova ad apprezzare la letteratura d’evasione (ho letto annuendo dall’inizio alla fine):

Cosa stiamo diventando? Cos’è oggi un’intelligenza, distratta dalla tempesta di e-mail, sollecitata da immagini e suoni che si susseguono a ritmo folle, smarrita nella ricerca di mete sfuggenti e di significati non essenziali? Chiedo ai classici di aiutarmi, ma è raro ormai che riusciamo a intenderci.

Sul lavoro del redattore (mi stavo inalberando… per fortuna alla fine vi riconosce qualche utilità):

La nostra casa editrice è sempre stata “infestata” di “maestrine” (come io, che sono filologicamente rozzo e ignorante, chiamo le redattrici e i redattori che passano le giornate curve/i sui testi a cercare il pelo nell’uovo e a limare i testi senza fine). [...] Le maestrine, che ancora oggi mi guardno un po’ spaventate e un po’ accigliate dalle loro scrivanie cogliendo la mia sofferta disapprovazione per quelle estenuanti meticolose correzioni dei testi ma difendendo al contempo un po’ altezzosamente la loro missione, le maestrine sono una colonna della E/O.

Su come gli ebook renderanno la “società lettaria più democratica”, però…

Intanto, camminando svogliatamente su e giù per casa nella sua vestaglia lisa da disoccupato, l’editore ghignerà e/o sospirerà con amarezza. Perché lui sa che novantanove volte su cento l’approdo dell’internauta sarà un fallimento [...]. L’editore sa che la stragrande maggioranza delle opere che vengono scritte non valgono molto e che non sono in grado di soddisfare neppune l’esigenza di un singolo lettore. L’editore, insopportabile snob, presuntuoso tirannello, giudice autoproclamanto dell’estetica letteraria, sa che le cose stanno così e che probabilmente lo resteranno per sempre: i buoni libri sono pochi. [...] L’editore sa che la letteratura non è il terreno delle democrazia, se non in un’accezione meritocratica: è giusto che tutti abbiano l’opportunità di creare.