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Sergej Bondarenko, nella Russia di Putin le tattiche dei «dissidenti» per la nuova resistenza

Autore: Guido Caldiron
Testata: Il Manifesto
Data: 20 febbraio 2024
URL: https://ilmanifesto.it/sergej-bondarenko-nella-russia-di-putin-le-tattiche-dei-dissidenti-per-la-nuova-resistenza

Parla lo storico dell’associazione Memorial che ha curato il volume «Proteggi le mie parole» per e/o. La morte di Navalny, due anni di guerra in Ucraina, la sfida delle mobilitazioni. «Paragonare la realtà odierna a quella dell’Urss non è più una metafora. Uno dei nostri attivisti, Oleg Orlov, protesta leggendo il "Processo" di Kafka davanti ai suoi giudici»

«Sarò franco: all’inizio di questo processo ho pensato seriamente di rinunciarci, alla mia ultima dichiarazione. Quante volte può essere l’ultima, eh? Poi ho deciso di farla comunque, e questo perché “l’ultima dichiarazione” è davvero una cosa fuori dell’ordinario (…), l’opportunità di tirare fuori tutto sapendo che ci sarà più gente a sentire quello che dici».

A leggerle ora, le parole che Aleksej Navalny aveva affidato al suo ultimo intervento davanti ad un tribunale che l’avrebbe condannato ad una lunga pena, suonano quasi come un testamento. Il politico russo, oppositore irriducibile del regime di Vladimir Putin, morto in carcere solo pochi giorni fa a 47 anni in circostanze che le autorità di Mosca non hanno ancora chiarito, intendeva utilizzare anche quell’occasione, tra le ultime che gli sarebbero state offerte, per far sentire la sua voce dentro e fuori i confini della Russia. Lo stesso scopo cui dedica la propria attività l’associazione Memorial che, nata negli anni del dissenso verso il passato di repressione dell’Urss, si è trasformata in uno strumento di denuncia del regime putiniano. Il testo di Navalny è stato così incluso, insieme a quelli redatti da un’altra ventina di imputati politici, nel volume Proteggi le mie parole, pubblicato da e/o nel 2022 in collaborazione con Memorial, con la cura editoriale di Sergej Bondarenko e Giulia De Florio e la prefazione di Marcello Flores.

Classe 1985, tra gli storici di Memorial, attivo sulla ricerca dei crimini staliniani e la formazione, Bondarenko è stato costretto a rifugiarsi a Berlino per sfuggire alla repressione. E dalla capitale tedesca ha risposto alle domande del manifesto.

È terribile doverlo affermare, ma si ha l’impressione che quella di Aleksej Navalny sia stata in qualche modo una morte annunciata: quale effetto potrà avere, se ne avrà uno, all’interno della Russia?

Penso che in questo caso sia entrato in azione lo stesso meccanismo cui si è assistito dopo l’invasione dell’Ucraina due anni or sono: fino a quel momento era impossibile immaginare che sarebbe realmente accaduto, ma non appena è avvenuto, si è avuta la sensazione immediata che non sarebbe potuto andare altrimenti. L’effetto è purtroppo scontato: la repressione si è intensificherà e procederà ancora più velocemente. Molte più persone moriranno e soffriranno. Allo stesso tempo, è probabile che anche la protesta diverrà più radicale. Quello che è successo a Navalny evidenzia come non ci sia più un futuro alternativo per tutti noi: dovremo affrontare Putin fino alla fine. Ed è perciò che dobbiamo rendere prossima la sua fine con ogni mezzo possibile. (...)