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VIRGINIE GRIMALDI «SCRIVO ROMANZI CHE FANNO STARE BENE» UN CASO FRANCESE

Autore: Stefano Montefiori
Testata: 7 - Corriere della Sera
Data: 12 aprile 2024

Scrive nella sua casa di Bordeaux, un po' di notte e un po' dopo avere accompagnato a scuola i figli di 12 e 5 anni. I suoi romanzi parlano raramente di coppia, «forse perché la mia è piuttosto stabile», ma senz'altro di amore o comunque affetto, quello tra amici, o tra nonni e nipoti. Origini tra Roma e la Sicilia, estrazione operaia e quindi certo non addentro ai misteri delle case editrici di Saint Germain des Prés, Virginie Grimaldi è un'ex assistente alle vendite, «più o meno una segretaria», che l'anno scorso in Francia ha venduto oltre un milione dei suoi libri, ormai una decina. Dicono di lei che scrive romanzi feel good , cioè che fanno stare bene, definizione che le piace molto se usata dai lettori, meno quando esce dal sussiego dei critici letterari. E dire che è difficile trovare un lieto fine nei suoi libri. Forse fanno stare bene perché ci sono tanti personaggi, raccontati con grazia e sottigliezza psicologica, ed è difficile non trovarne uno nel quale immedesimarsi. In Italia è appena uscito Quel che resta (Edizioni E/O), che parla dell'incontro tra la 33enne Iris, il 18enne Théo e Jeanne, 74 anni, tre solitudini che si confrontano in una nuova e sorprendente vita in comune. Cosa rende questo romanzo diverso dagli altri? «È un romanzo corale ed è la prima volta che mi metto nei panni di un'anziana signora e di un giovane uomo. Mi piace seguire i miei desideri, e i miei desideri sono molto mutevoli. Quindi tutti i miei libri sono molto diversi». (...)