Lipari, la più grande delle isole Eolie, con una superficie di trentasette chilometri quadrati e i suoi dodicimila abitanti - che d'estate arrivano a triplicare - dista dal duomo di Milano novecentododici chilometri. Ed è proprio da Milano che Giorgio Garbo è appena stato trasferito: il trentatreenne, soprannominato il golden boy della polizia milanese, fresco di nomina al ruolo di ispettore, deve dire addio alla sua città, forse in seguito alla promozione o forse per tenerlo lontano dai guai. Perché a Lipari hanno appena inaugurato un nuovo commissariato, finora terra della Benemerita, benché, è risaputo, non accade mai nulla. Di fatto, secondo i più ferrei principi della narratologia, Lipari si pone come luogo dell'avventura per l'ispettore, le cui regole sono distanti da quelle apprese nel luogo di provenienza, e al quale risulta alieno e non allineabile: per tutti, Garboe semplicemente 'U milanisi.
Tra Eros e Thanatos. Gli ingredienti peruna buona storia ci sono tutti, in questo "Giallo Lipari" di Francesco Musolino (edizioni e/o, 288 pagine), con l'isola che si pone fin dal prologo con necessaria distanza tra l'immagine da cartolina e la cruda realtà: due giovani amanti, sono un cielo di stelle, trovano un corpo, e un influencer viene molestata da un cyber-stalker. E, l'incontro tra Eros e Thanatos, il senso di ogni storia che raccontiamo da millenni a questa parte; la vita per sua natura chiama amore e chiama morte, e vivere altro non è che camminare in bilico tra queste due tensioni.
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Il morto in mare e lo stalker sono le prime due indagini del neonato commissariato di Lipari: al lettore, in quest'inizio d'estate che si preannuncia torrida, lasciamo il piacere di seguirne il corso, in un romanzo che affronta, tra impegno e leggerezza, temi che la cronaca, purtroppo, ci ha resi fin troppo familiari.