Cos'è meglio, sciare indisturbati fra le piste innevate del nord o patire le pene dell'inferno al sud, quando l'abito di lino che hai appena indossato per fare bella figura coi sottoposto ti si è appiccicato addosso ed è tutt'uno con la pelle? L'ispettore di polizia Giorgio Garbo, trentatré anni, baffi e capelli lisci tirati indietro non ha dubbi, meglio di gran lunga Milano. Una consapevolezza che si impadronisce di lui quando appena sbarcato a Lipari vede lampeggiare il termometro a 36 gradi. (...) È solo l'incipit di "Giallo Lipari", romanzo di Francesco Musolino (Edizioni e/o 286 pagine, 18 euro). L'ispettore Garbo è decisamente come un pesce fuor d'acqua alle Eolie. A sud c'è arrivato quasi sospinto dai giudizi elogiativi della stampa che lo ha descritto come il "golden boy della Polizia". I locali lo chiamano semplicemente "U milanisi". Comincia così la sua indagine. E' una routine che conosce bene: medicina legale, dove si presenta munito di Vicks vaporub per non sentire i miasmi della decomposizione, rilievi scientifici, dialoghi con il questore. Sembra un caso semplice, un uomo dalla pelle color dell'ebano annegato casualmente, sullo sfondo del clima vacanziero, ma non è così. Nei primi dieci giorni del suo soggiorno conosce un'umanità nuova, personaggi sopra le righe, decisamente originali. Che strano posto le isole Eolie dove si venera un santo chiamato Bartolo e dove ogni anno, in estate, le isole cambiano pelle triplicando abitanti e abitudini. Musolino, non nuovo alla formula del romanzo, ci consegna un giallo convincente che sembra ispirato dalle pagine di cronaca dei nostri giorni.
