Con sullo sfondo il palcoscenico della Scala, specchio della Milano degli anni Trenta, la storia di Violetta intreccia i grandi stravolgimenti culturali e politici del suo tempo, delineando il prezioso percorso di un’anima verso la propria libertà. (...) Il palcoscenico della Scala è specchio della Milano degli anni Trenta, in cui arte e politica si intrecciano in un momento che impone una presa di posizione chiara, con sé stessi e con gli altri. La ferma opposizione del direttore d’orchestra Toscanini all’ideologia fascista è un fulgido esempio di come la cultura, e i suoi portavoce, abbiano subìto costrizioni tali da compromettere anche le passioni più tenaci.
Il contrasto è evidente: da un lato, gli orrori terreni della guerra, dall’altro l’etereo splendore delle opere liriche portate in scena in uno dei teatri più celebri al mondo. I palazzi crollano, le strade si dividono. Nulla è più come sembrava. Ogni volto, noto o sconosciuto, diviene un pericoloso sospetto. In un volteggiare di costumi, orchestre e pas de bourrée, Violetta ripercorre il suo passato, scopre l’origine delle proprie sventure e volge lo sguardo al futuro che l’aspetta, cucendo un’identità su misura, sempre più affrancata dalle aspettative altrui.