S iamo abituati ad associare la vaniglia alla dolcezza, ma la storia di questo frutto è amara, come una sorte ingiusta. Quella toccata a Edmond Albius, uno schiavo di 12 anni che nel 1841, sull'isola di Bourbon, ora conosciuta come La Réunion, cambiò per sempre il corso dell'agricoltura e dell'arte culinaria mondiale. Cominciamo dalle basi: la vaniglia è il frutto di un'orchidea del genere Vanilla, che viene erroneamente chiamato baccello ed è simile a una capsula nerastra. Originaria del Messico, l'orchidea Vanilla fu portata sul Vecchio continente dal conquistatore Hernan Cortes, scatenando una mania tra i consumatori più curiosi. Tuttavia, riprodurre la pianta fuori dal suo habitat naturale si rivelò una sfida. Il motivo? L'impollinazione era legata a un'ape specifica, la Melipona, senza la quale la vaniglia non poteva produrre i suoi frutti aromatici. Come racconta il libro II frutto più raro di Gaélle Bélem (e/o edizioni), a risolvere l'enigma non furono i botanici dell'epoca, bensì l'orfano Edmond Albius: un ragazzino senza più nessuno al mondo che, grazie all'incontro fortuito con un botanico vedovo di 37 anni, Ferréol Bellier-Beaumont, si trovò a conoscere il mondo delle piante. Ferréol gli affidò la cura di un piccolo orto, insegnandogli a distinguere i fiori maschili da quelli femminili e a impollinarli manualmente. Questa pratica fu la base delle sue future scoperte. (...)