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Martinez: «Ho mutato l'angoscia in bellezza»

Autore: Eugenio Giannetta
Testata: Avvenire
Data: 17 settembre 2025

Un libro nato dal confinamento e dall'angoscia della pandemia, trasformato in un'avventura visionaria; un libro che spiega il ruolo centrale della maternità e del sogno, e riflette sulla forza della natura e della letteratura come strumenti per vedere ciò che a volte preferiamo ignorare. Un libro inoltre che gioca con le diverse possibilità delle voci narrative, raccontando la complessità del rapporto madre-figlia, intrecciando intimo e universale, realismo e racconto fantastico. Con Dormi il tuo sonno animale (edizioni e/o, pagine 352, euro 20,00), Carole Martinez racconta la fuga di Eva e della figlia Lucie da un marito violento, trasformando l'intimo legame madre-figlia nella metafora della relazione tra l'umanità e la Terra. Domani, giovedì 18 settembre alle 21, l'autrice - una delle voci più originali della narrativa francese contemporanea - sarà ospite di Pordenonelegge per presentare questo romanzo di immaginazione e resistenza. Il romanzo nasce da un periodo sospeso. Come si passa dall'esperienza dell'isolamento a una storia così visionaria che parla di maternità, sogni collettivi e crisi planetaria? «Ero confinata con mio marito e mia figlia. Ero confinata nella mia angoscia, poiché ho sempre avuto la fobia delle epidemie. Fin dall'infanzia, ho imparato a controllare le mie paure raccontandomi storie. È sempre stato un meccanismo di protezione. Allora ho preso questa epidemia che mi preoccupava e ho fatto di un'altra epidemia il soggetto della mia finzione. Ho preso il sonno che mi sfuggiva, dormivo a malapena, e ho associato le due cose, creando da due misteri una storia che potesse trasportarmi in qualcosa di bello. Un'epidemia di sogni. Così ho esplorato il sonno, ciò che ne dicevano gli scienziati, gli etnologi, i religiosi. Ho riletto l'inizio dell'Antico Testamento cercando il posto del sogno come modalità di trasmissione tra Yahvé e i suoi profeti, cercando le diverse piaghe inflitte all'umanità. Eravamo in piena crisi planetaria. A pensarci bene, era un momento folle, in cui, pur essendo isolati, eravamo tutti collegati tramite internet, la radio, la televisione per vivere un evento fuori dal comune. E poi c'era mia figlia, una ragazza che avevo messo al mondo e che diceva di non volere mai figli in un mondo come quello. La questione della maternità era lì. L'amore folle per i miei figli, questa follia, parlarne. Ma questo è un tema ricorrente per me, l'amore filiale, l'amore genitoriale, era il terzo mistero della vita da affrontare, il terzo mistero del romanzo». (...)