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Come sono vecchie le nuove solitudini

Autore: Luca Ricci
Testata: La Stampa - TuttoLibri
Data: 27 settembre 2025

Era l'ora. Cominciano a uscire narrazioni che ritraggono i social network come cloache e si occupano di personaggi che, come falene impazzite, non riescono a staccarsi dagli schermi dei loro laptop. È il caso di Rifiuto dello statunitense classe '83 Tony Tulathimutte pubblicato dalle edizioni e/o con la traduzione di Vincenzo Latronico (abile nel non voler tradurre tutto, non incaponendosi nel cercare l'equivalente italiano di espressioni che si usano tali e quali all'originale anche da noi e che in molti casi costituiscono la lessicografia quando non la grammatica base della rete: LOL, ghosting , triggerare). La vocazione dell'arte - e la letteratura non fa certo eccezione - è narrare la storia da un punto di vista inconsueto. Ed è precisamente quel che fa Tulathimutte in questa raccolta di racconti (e/o la chiama incredibilmente romanzo, contando sulla forte coesione tematica dei pezzi). La storia si è sdoppiata nel suo Golem digitale, la virtualità è divenuta più reale della realtà, ed è in questo contesto che i racconti di Tulathimutte prendono vita. Se la rete ha preso il potere delle nostre vite è giusto e inevitabile che comincino a spuntare narrazioni che la sbertucciano, la smascherano, ne sottolineano il bluff. Il problema principale dei personaggi non è diverso dai personaggi esistenzialisti del passato. Vogliono sapere che posto occupano nel mondo, il problema è che non abitano più in un mondo solido. Va da sé che l'altro problema capitale riguarda l'identità. Chi sono io? Paiono tutti ripetere disperatamente. La risposta è sconosciuta o quantomeno troppo ineffabile, liquida. Chi vuoi essere in una realtà che contempla la possibilità di avere plurimi avatar e che caldeggia la pratica dell'autofiction come metodo di comunicazione con gli altri? Ci si sdoppia ancora prima di avere la minima idea di chi siamo e corriamo il rischio di essere cannibalizzati dai nostri sosia virtuali, sentendoci noi meno autentici di loro. (...)