Da cinquant'anni a questa parte viviamo dentro una lanterna magica, ciclotimica. La terra è sull'orlo del tracollo, siamo alla fine. Macché, va tutto a meraviglia, va tutto bene. Al grido d'allarme per lo stato di salute del pianeta che ritualmente si traduce nei più o meno ambiziosi ma comunque sempre rinviati "obiettivi" delle varie Cop, alla consapevolezza di un'inevitabile catastrofe ambientale, all'Earth Overshoot Day che ogni anno cade sempre più presto, ai Fridays for Future e compagnia fanno puntualmente da riscontro i giochi di prestigio e la rassicurante boria dei negazionisti: il climate change è soltanto un'illusione, le risorse naturali sono pressoché infinite, comunque c'è la Tecnica, nessun problema, e gli ecologisti - questi profeti di sventura - devono starsene al posto loro: è tutto ok. Gioco di specchi Il romanzo di Abel Quentin I quattro che predissero la fine del mondo (però il titolo francese è Cabane - capanno - e qui c'è un piccolo giallo, ma lo vedremo) racconta questo lungo gioco di specchi nella mutevole illusione della lanterna magica. Per capire come siamo arrivati al nostro schizofrenico presente, Quentin parte da un "testo", da un incunabulo (ma attenzione, i testi in verità sono due: il giallo prosegue). Lo spunto è reale. Nel 1972, su richiesta del Club di Roma, fondato pochi anni prima dall'imprenditore italiano Aurelio Peccei, al Mit di Boston viene commissionato uno studio sullo stato di salute del Pianeta. Ne nasce il celebre, controverso Rapporto sui limiti dello sviluppo ( The Limits to Growth ). Nel romanzo, The Limits to Growth diventa il Rapporto 21, il Mit diventa l'università di Berkeley e i quattro "cavalieri dell'apocalisse" si chiamano Eugene e Mildred Dundee, Paul Quérillot e Johannes Gudsonn. Grazie all'ausilio di un mega-computer, combinando competenze diverse - dalla dinamica dei sistemi all'econometria, alla matematica pura, alla demografia - la banda dei quattro intona il De Profundis per il Pianeta e, in un clima ancora beato da "società opulenta", mette nero su bianco l'eresia: le risorse di mamma Terra non sono illimitate, lo sviluppo così come l'abbiamo concepito ci porta al collasso e, se non cambiamo rotta, nel 2050 - o giù di lì - saremo spacciati. Che fare? Quentin racconta la genesi e l'immediato, clamoroso successo del Rapporto 21 ma soprattutto segue le orme dei "quattro" nei decenni successivi, sino a un finale a sorpresa, paradossale. (...)