(...) Il giornalista culturale e scrittore Francesco Musolino (Messina, 1981) prosegue la recente bella carriera di romanziere. Questa volta inizia una serie (da cui anche il primo titolo), il nordico milanese golden boy della polizia, forzatamente trasferito al caldo del sud insulare. Il protagonista non era mai stato in Sicilia, prende nemmeno duemila euro al mese, veste comunque elegante, appunta tutto (nomi e luoghi) sulla Moleskine, tifa Milan, fuma di continuo i sigari (Toscanello), cura un fisico asciutto, è biondo con i capelli pettinati all’indietro, ha i baffetti e da un anno una cicatrice sulla coscia destra (lo fa leggermente zoppicare quando s’affatica), ha lasciato la Guzzi V7 classic in Lombardia, s’ubriaca spesso da solo con la vodka liscia, soffre per una recente brutta storia familiare ormai alle spalle dopo un’infanzia abbastanza felice e benestante (poi padre interista ludopatico ricoverato, madre in giro, fratello tossicodipendente). Le prime sere gestisce alloggi di fortuna, poi una stanza in pensione, tirato via dalle continue emergenze e dalle varie interlocutrici femminili: la vice; la venticinquenne Fatimah Boufal, incarnato scuro, capelli neri, occhi all’orientale, molto bella (quasi androgina, gender fluid), nata lì e di nazionalità italiana (padre e madre originari del Marocco), che fa l’influencer e sta subendo cyberstalking; la tenente di vascello della Guardia Costiera, Nina Vitale-Berg, comandante della locale capitaneria, nubile e lesbica (come racconta brevemente in corsivo); la dottoressa Nicoletta, psicologa del Niguarda, che lo ha seguito quasi dal momento dell’implosione familiare e che ora sente via schermo a distanza; la brava giornalista Rossana Cincotta, che lo tallona per le notizie, pur con acume e rispetto. La narrazione è in terza varia al passato, prevalentemente su Garbo; trenta capitoli con una breve frase in esergo per ciascuno; due schizzi iniziali di mappe delineano l’arcipelago e l’isola più grande (isola carcere, come noto, luogo di confine durante il regime fascista). Vari vini all’occorrenza, bollicine, Nero d’Avola, malvasia, lambrusco. Giorgio ama molto Jannacci.