(...) In un'intervista, Tulathimutte dice di essere interessato a ciò che genera il rifiuto nella psiche delle persone, ovvero un' inarrestabile nevrosi da autoanalisi che ti fa essere scrutinato da qualcuno che non sei tu ma che è comunque una tua invenzione». Ed è per questo che Rifiuto è al tempo stesso un libro seducente e respingente, mette di fronte a personaggi reietti e detestabili che sono le parti di noi stessi con cui ci ritroviamo a fare i conti nei momenti più bassi della nostra vita, momenti innescati da un'interruzione del patto sociale: la ferita purulenta del sentirsi rifiutati e l'ostinazione del risentimento. La presenza della rete amplifica e mostrifica questo senso di disconnessione, probabilmente ci fa sentire ancora più alienati e difettosi, ma la domanda esistenziale che è al centro del libro risale a molto prima dell'avvento di internet: perché amiamo tanto chi non ci ama?