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Carlo Mazza - Lupi di fronte al mare

Autore: Cecilia
Testata: Contorni di Noir
Data: 12 novembre 2011

La trama:
Bari, una delle tante città del Sud dimenticata da Dio e dagli uomini, dove politica e malavita fanno da padroni. L’omicidio del Prof. Niccolò De Marinis, consulente presso la Banca Normanno, sembra risvegliare l’interesse della popolazione. Era un uomo integerrimo, senza scheletri nell’armadio. Sembra una morte come tante altre, ma appena viene istruita l’indagine, seguita dal commissario Bosdaves, vengono alla luce tanti fili scoperti che conducono ad un solo interruttore.

Proseguendo la pubblicazione della collezione Sabot/Age delle Edizioni E/O, dopo Matteo Strukul e il suo “La ballata di Mila”, segue Carlo Mazza, al suo primo romanzo, un noir tutto al barese che affronta tematiche scottanti relative al territorio del Mezzogiorno, ma che si potrebbe adattare benissimo in qualsiasi altra città.
Titolo emblematico per questo noir scritto magistralmente dallo scrittore, “Lupi di fronte al mare”. Perché di lupi, nel romanzo, ce ne sono tanti, nascosti - come capita spesso - da una coltre di omertà, di permissivismo, di un sistema politico consolidato e ammantato di criminalità. Più che lupi, mi hanno ricordato molto gli sciacalli, che appena vedono un animale in difficoltà lo accerchiano e lo annientano. Possono nascondersi dietro un prestante avvocato, Augusto Spadaro, impegnato in politica e ammanicato con senatori e malavitosi. Oppure esprimersi palesemente, come “Tarzan”, un malavitoso così soprannominato perché ama la lotta a torso nudo con cani inferociti.
Sta di fatto che tra un avvocato e un malavitoso non c’è differenza. Dipendono gli uni dagli altri, corrompono e sono corrotti.
In questo romanzo, tutto ruota intorno alla Banca Normanno “irrinunciabile volano dello sviluppo economico del Sud in virtù della sua tradizionale propensione al credito alle piccole imprese manifatturiere che caratterizzano il tessuto economico di molti centri pugliesi, lucani e molisani nei quali la banca opera” - della quale è presidente Mathias Princigalli, che ha acquistato la Banca per risanarla e rivenderla. Con la liquidità ottenuta, vuole partecipare alla cordata per l’acquisto di un’altra banca, la Berluti Bank. Ma cosa c’entra l’omicidio di un professore universitario con la Banca Normanno?
Questo è ciò che deve scoprire il commissario Bosdaves, descritto dai suoi subalterni con atteggiamenti troppo distaccati e formali “..come se avesse ingoiato l’intero regolamento generale dell’Arma.” Si accorgerà molto presto che le indagini non portano a soluzioni di grande importanza, se non dopo aver chiesto alla sua amica giornalista – Martina – di aiutarlo a scoprire qualche indizio più rilevante. La ragazza si rivelerà molto utile, ma anche al di fuori degli schemi, quasi a sovrapporsi rispetto a quell’uomo schivo e malinconico, che non ha accettato di vivere separato, a distanza di un anno.
Difficile pensare come un uomo di questo tipo riesca a scalzare un sistema talmente radicato e aggrovigliato, da non venirne a capo, se non attraverso piccoli dettagli, quasi irrilevanti, che con un effetto domino, fanno cadere tutto il sistema.
Ho apprezzato lo stile dello scrittore, che utilizza il racconto in prima persona per il commissario Bosdaves e in terza persona per gli altri personaggi, non credo sia di uso comune e ne risulta uno fluido e piacevole nella lettura.
Ultimo, ma non meno importante, l’accenno a qualche parola in dialetto barese che, dopo i gialli di Camilleri e la sua sicilianità, apprezzo e conferisce, a mio avviso, più vigore al romanzo e una maggiore caratterizzazione dei personaggi.
Un libro denuncia, che spero serva a risvegliare gli animi e le coscienze.