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Intervista a Carlo Mazza

Autore: Carlotta Susca
Testata: Temperamente
Data: 13 novembre 2011

Oggi intervistiamo Carlo Mazza, autore di Lupi di fronte al mare (e/o).

Come hai conciliato il tuo lavoro con la scrittura di un romanzo di quasi quattrocento pagine? E come mai hai esordito a più di cinquant’anni?

La compatibilità tra i miei orari di lavoro di bancario e il tempo per scrivere è stata molto sofferta. Per fortuna, mia moglie si è fatta carico di ogni altra incombenza familiare. Inoltre, il mio desiderio di perfezionismo complica ulteriormente le cose. Ad ogni modo, quando un’attività è svolta con passione, non c’è ostacolo che tenga.

Come mai ho esordito a più di cinquant’anni?

Bè, detto in questo modo, sembra che cinquant’anni siano un’età veneranda, io mi sento un giovanotto! Va bé, scherzo. Comunque, considerando che in Italia si pubblicano decine di migliaia di libri all’anno, forse bisognerebbe scrivere meno e solo quando la vastità e la potenza delle esperienze accumulate lo legittimano.

Come avviene l’editing in una grossa Casa Editrice? Come è stato lavorare con e/o?

Una bella esperienza. L’editor Claudio Ceciarelli ha svolto il suo lavoro con attenzione e competenza, senza mai modificare il senso della scrittura, con un equilibrio e una lucidità che mi hanno piacevolmente sorpreso. A completare l’editing “istituzionale”, hanno contribuito i preziosi consigli di altri collaboratori della casa editrice, tra cui la coordinatrice della collana Sabot/Age, l’appassionata Colomba Rossi.

Qual è il tuo bilancio sul clima culturale pugliese? L’hai trovato ricettivo o stantio?

Stantio, purtroppo. Per esempio, rispetto agli accadimenti delle ultime settimane, che hanno proiettato Bari al centro delle cronache nazionali per vicende non edificanti, il commento-tipo è stato incentrato sulla cattiva fama che ne sarebbe derivata per i baresi. Nessuna autocritica, nessuna volontà di approfondimento su una realtà che non riguarda certo tutta la città, ma che non è neppure lunare, come qualcuno vorrebbe far credere. Sconfortante.

Alla presentazione in Feltrinelli hai detto di avere in mente gli attori che potrebbero recitare i ruoli dei tuoi personaggi: credi che la fama in campo letterario debba passare dal cinema o dalla tv?

Non c’è alcun dubbio che tv e cinema consentono un’accelerazione significativa della fama letteraria. Ma immagino che sia possibile diventare famosi anche solo cimentandosi con la pagina scritta.

Il tuo libro parla di un sistema di forze parallelo e ben più forte di quello della società civile: credi che sia più giusto arrendersi e accettare la realtà dei fatti o mantenere un atteggiamento utopistico?

Tra gli estremi della rassegnazione e della rincorsa verso l’utopia, c’è uno spazio intermedio che si può colmare, con un impegno sincero e continuo. Basta non illudersi, non credere alla favole, insomma essere consapevoli che ci sono battaglie che non si vincono una volta per sempre, ma durano tutto il tempo della nostra vita.

Grazie.