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Falliti tutti gli amori

Autore: Paola Splendore
Testata: L'indice dei libri del mese
Data: 9 gennaio 2012

Un uomo cammina per pianure, montagne e città; è solo con se stesso anche quando si accompagna ad altri. Nelle latitudini" sconfinate e sempre diverse di tre continenti sembra volere sperimentare la possibilità di un incontro significativo con l'altro, di- un rapporto che vada oltre la casualità, che sia capace di resistere nel tempo a prove estreme, ma ogni volta è sconfitto dalla propria incapacità di andare oltre se stesso di e offrirsi all'altro senza riserve. Il nuovo romanzo del sudafricano Damon Galgut, In una stanza sconosciuta, nell'originale sotto titolato Three Journeys, finalista al Man BookerPrize 2010, non utilizza tuttavia i moduli convenzionali del travel book perché non sono i luoghi a interessare. il narratore, a cui paesaggi appaiono una serie di forme, trame e linee che non hanno alcun rapporto con lui", quanto l'indagine intorno a un se oscuro e ossessivamente osservato.

L'esperienza stessa del viaggio appare così vanificata nella sua percezione: "Un viaggio è un gesto inscritto nello spazio, svanisce nel momento stesso in cui viene compiuto. Vai da un luogo a un altro, e da lì in un altro luogo ancora, e dietro di te già non c'è più traccia del fatto che ci sei stato ( ... ) perfino l'aria si chiude come acqua alle tue spalle, La "strange room del titolo finisce per identificarsi con lo spazio ridotto di un io sconosciuto. I "tre viaggi" del romanzo corrispondono a sezioni coerentemente intitolate non a luoghi ma a tre modi d'essere del camminatore solitario, omonimo dell'autore, in rapporto con l'altro: il seguace, l'amante, il guardiano. Nel primo, ambientato tra Grecia e Lesotho, irretito nell'orbita magnetica di un misterioso giovane tedesco verso il quale sente un'attrazione che potrebbe a ogni momento sfociare in qualcosa d'altro, il narratore si descrive come colui che segue, o forse insegue, vanamente l'altro, mentre la carica erotica si stempera in un malcelato conflitto di potere. Nel secondo, tra Malawi, Tanzania e Svizzera, il camminatore si aggrega a un gruppetto eterogeneo di viaggiatori soggiogato dal fascino di uno di loro. Come nell'esperienza precedente, la tensione e l'attrazione reciproca non producono altro che frustrazioni e attese estenuanti. Nel terzo, ambientato in India, il protagonista si accompagna a un'amica depressa, alcolista e con tendenze suicide, nel tentativo estremo di aiutarla a ritrovare il suo equilibrio. Fallirà, anche questa volta, nonostante l'impegno e il coinvolgimento totale. Non gli resta che riprendere il suo viaggiare compulsivo da un punto all'altro del globo. Lo stile scarno e asciutto di In una stanza sconosciuta ricorda la scrittura più intima di Coetzee, quella di Infanzia e di Tempo d'estate; e anche altri elementi lo ricordano, come le frequenti spaziature nella pagina, la scarsa punteggiatura, lo sdoppiamento dell'io narrante in un tu o un lui. In Galgut l'alternanza pronominale tra prima e terza persona, ripetuta con frequenza e anche nella stessa frase, crea a volte qualche confusione e non riesce a sottrarsi a un senso di gratuità. Il disinteresse ostentato per eventi politici, elezioni, situazioni dei paesi attraversati dal suo viaggiatore esprime una frattura tra sé e il mondo difficile da compensare. Damon Galgut, tra i più apprezzati romanzieri della scena letteraria sudafricana contemporanea, sembra esprimere con questa storia un'ossessione autoreferenziale: "Io sto scrivendo di me solo, non conosco altro, ed è proprio per questa ragione che ho sempre fallito in ogni amore, vale a dire nell'essenza della mia vita". Funziona tuttavia ai fini della leggibilità un'indubbia capacità nel costruire la tensione narrativa, come nei due romanzi precedenti apparsi in italiano, Il buon dottore e L'impostore, ambedue per Guanda, in cui l'oscura minaccia e il senso di mistero dominante ben rappresentavano la confusione morale dei personaggi nel mondo sovvertito del post-apartheid.