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LETTORI AGGUERRITI VS ANTIEROI MANIPOLATORI: SFIDA D’INCHIOSTRO

Autore: Virginia Grassi
Testata: Luuk Magazine
Data: 15 gennaio 2012

In una Londra tormentata dalla recessione economica avere successo è difficile, ma Matt Freeman ce l’ha fatta. E’ giovane – la trentina appena passata –, di bell’aspetto e curato nel vestire: occhiali costosi, orologio di marca, abbigliamento elegante e ricercato. Ha un’azienda tutta sua che tra i suoi contatti d’affari conta persino la Corea del Nord. E per giunta è single.
Ma Matt Freeman è francamente insopportabile. Sì, perchè questa è tutta apparenza.
Grattando via la vernice di gentilezza e buone maniere, Matt si rivela cinico e calcolatore, altezzosamente critico nei confronti di tutto e di tutti. E’ ossessionato dall’ordine, dalla perfezione, dai dettagli. Ha una fissa per griffe e locali di lusso che non può permettersi, coltivando così un’ineguagliabile abilità di “scroccone”. Come se non bastasse giudica e demolisce, inarrestabile: le pietanze più raffinate dei ristoranti a cinque stelle della City non lo soddisfano e sul vino ha delle ferree esigenze – salvo poi bere qualsiasi cosa appena rimane a secco ed essere costantemente affamato -; qualunque capo d’abbigliamento compri riesce ad essere difettoso o a rompersi; persino l’ultimo paia di occhiali, l’ennesimo, va in frantumi. Infine, Matt è un convinto ammiratore di Kim Jong-il. E questo la dice lunga.
Insomma, il signor Freeman è una persona difficile da apprezzare, e una personalità difficile da cogliere. Sì, se non l’aveste ancora capito, Matt è pazzo.
Vive in una realtà tutta sua che tiene in piedi grazie ad un’abile capacità mistificatoria ed un’innata predisposizione alla bugia e alla truffa. E’ un ballista di prim’ordine, con certe derive istrioniche davvero apprezzabili. Grazie a queste, riesce a mascherare dietro ad un muro fatto di normalità e buon senso la sua invidia frustrata nei confronti di amici e parenti, le sue brutali pianificazioni di vendetta, le sue sordide perversioni sessuali.
A suo sesto romanzo, l’inglese Henry Sutton raccoglie la sfida lanciata vent’anni fa da Bret Easton Ellis, l’autore di “American Psycho”. Con “Tiratemi fuori di qui” l’autore si aggroviglia in un gioco narrativo complesso e decisamente ambizioso: dando voce ad una personalità maniacale e disturbata, riesce a sperimentare – e talvolta ad oltrepassare – quelli che sono i limiti di un io narrante inattendibile. L’intelligenza del lettore viene messa a dura prova dalla “versione dei fatti” del narratore: resoconti e considerazioni su tutto ciò concerne la vita del protagonista sono chiaramente tendenziose, cariche di omissioni; l’immaginazione sfrenata del nostro antieroe metropolitano striscia nella realtà, la corrompe e la distorce. O forse è invece il mondo reale ad invadere la zona del sogno, del desiderio recondito, della fantasia inconfessabile?
Sono labirinti infidi, sabbie mobili insidiose quelle della mente di Matt. Per venirne a capo, il lettore è costretto a battersi in singolar tenzone senza esclusione di colpi, raccogliendo indizi e cercando di ricostruire quella che può essere una verità possibile ma mai certa. Quello che sembra inizialmente uno scherzo, un bluff di cattivo gusto, si trasforma poi in dubbio strisciante, ed infine esplode: Matt è un serial killer.
Un romanzo dalla comicità nera e rabbiosa, decisamente anticonvenzionale, forse un tantino beffardo e irriconoscente nei confronti di chi legge. Infatti a libro chiuso non sai proprio cosa pensare. E l’unica verità che riesci a metterti in tasca è questa: Matt Freeman è agghiacciante, realistico, contemporaneo. Oltre che insopportabile.