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Un pirata piccolo piccolo

Autore: Stefano Colella
Testata: SoloLibri.net
Data: 19 agosto 2011

Opera prima di Amara Lakous, questo libro era stato stampato nel 1999 con una tiratura di 1000 copie e nessuna distribuzione e col titolo “Le cimici e il pirata”. Dopo poco più di 10 anni da questa prima stampa e 18 anni dopo averlo ultimato, l’autore decide di pubblicare nuovamente il libro col titolo “Un pirata piccolo piccolo”. Una critica alla società algerina e alla situazione in generale in cui versava il popolo e soprattutto le donne nell’Algeria a cavallo della guerra civile, quando lo stesso autore fu in qualche modo costretto a espatriare per “non dover essere ucciso”.

Hassinu, il protagonista, è un dipendente delle poste nato il 29 febbraio e come tale compie gli anni ogni 4 anni. Trascorre la sua esistenza in maniera semplice e va d’accordo con tutti. Scapolo, non ricco, apolitico e civilmente e religiosamente corretto vive la sua vita senza alti o bassi e senza scossoni finché non si accorge che ha compiuto 40 anni senza avere ancora una casa e una famiglia. Questa scoperta, questo passaggio improvviso dai 36 ai 40 anni, lo destabilizza e lo rende consapevole che in fondo lui, che si lamentava solo con sé stesso senza opporre resistenza, è stato privato di qualcosa così come il destino lo priva di 4 anni alla volta. Ed ecco che, realizzando come stanno le cose, decide di seguire l’esempio del suo eroico “presunto” avo pirata e di non sottostare più alle “cimici” che lo attorniano.

Romanzo divertente per l’uso di un linguaggio semplice, senza fronzoli, diretto, colorito (si pensi solo a tutte le volte che chiama in causa il suo “Fertàs”) e che riesce a trattare gli argomenti seri in modo leggero provocando, grazie anche all’ironia propria dell’autore, più di un sorriso.

E con questa ironia che fa sorridere in molti casi (anche se spesso di un sorriso amaro), l’autore riesce a mettere in evidenza la corruzione, il marcio e le storture di una cultura che tende a privilegiare poche persone a scapito della stragrande maggioranza della popolazione, mettendo in evidenza come soprattutto le donne siano colpite in quanto considerate socialmente inferiori e in quanto costituiscano a volte il bersaglio più facile su cui abbattersi.

Amara Lakhous riesce a dare un’idea di quello che la religione rappresenti per la società (i dialoghi e i monologhi sono pieni di espressioni religiose come a indicare che è una cosa inscindibile dal normale vivere) e di come la maggior parte delle persone la viva (una religiosità di facciata, soprattutto, mentre la gente continua a vivere non seguendone i principi anzi sfruttando gli altri, cercando di ottenere qualcosa anche illecitamente, non preoccupandosi di corrompere o di essere corrotti).

Riesce infine a dare un’idea di quello che hanno potuto sentire i giovani arabi che hanno dato il via a quella che è diventata la “primavera dei popoli arabi”.