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Potere, banche e malavita barese. "Serata Noir" con Carlo Mazza e il suo “Lupi di fronte al mare”

Testata: Lo Stradone
Data: 6 febbraio 2012

Carlo Mazza è nato a Bari, dove tuttora vive e lavora come dipendente bancario. Nella sua vita ha svolto anche attività politica. È stato Presidente della Commissione Cultura in un consiglio di circoscrizione di Bari.
Tra i suoi autori preferiti figurano Svevo (in particolare “La coscienza di Zeno”), Pavese (“La luna e i falò”), Joyce (“The dead”), Garcia Marquez (“L’amore ai tempi del colera”), tra gli italiani Sciascia e Ammaniti. Tra gli scrittori di denuncia sociale predilige Carlotto e Saviano.

Nel 2004 la sua prima esperienza letteraria dal titolo “Il silenzio e le rose” Vita di Santa Rita da Cascia.
Della sua seconda opera, “Lupi di fronte al mare”, Mazza dice: «Si tratta di un romanzo di denuncia sociale, numero apripista, assieme al coinvolgente “La ballata di Mila” di Matteo Strukul, della nuova collana “Sabot/Age” delle edizioni e/o. Il fine non è solo quello di narrare la corruzione del potere ma anche il potere della corruzione. L’assunto fondamentale è: il potere esercita sugli uomini una seduzione estrema e la sua ricerca è una potente fonte di degrado morale».

La vicenda descrive anche il mondo delle banche. Perché questa scelta in un romanzo che tratta del potere?
«Nel romanzo la banca è il simbolo delle attività economiche poste in essere dall’uomo. Inoltre, in un’economia capitalistica le banche rappresentano una componente di potere fondamentale e solidissimo, che tuttavia si fonda proprio sull’affidabilità morale dei suoi rappresentanti. Per un narratore, si tratta di una condizione potenzialmente interessante».

Il romanzo descrive anche la malavita barese.
«La criminalità barese è stata sgominata dalla Procura di Bari, che negli ultimi anni ha ben lavorato:  i capi delle più importanti organizzazioni malavitose sono in carcere, sottoposti al regime del 41 bis, che non consente contatti con l’esterno. I Capriati, i Parisi e gli Strisciuglio non sono più in grado, come avveniva in passato, di governare il territorio impartendo ordini dal carcere. È quindi scomparsa una generazione di criminali, con le sue logiche di spartizione del potere (il singolo quartiere sottoposto al dominio di un unico clan), che ha lasciato posto ad una second generation, formata da giovani disposti a tutto e alla ricerca di nuove alleanze».