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«Al meridione serve il disincanto per superare la sua retorica»

Testata: Cronache Martinesi
Data: 27 febbraio 2012

Carlo Mazza, scrittore barese, classe 1956, con il suo libro Lupi di fronte al mare, Edizioni e/o, e stato uno degli esordi più interessanti dello scorso anno per quanto ha riguardato la narrativa pugliese. Ha come protagonista un capitano dei Carabinieri, Antonio Bosdaves, che l'autore così ha tratteggiato per Carabinieri.it: «Non s'ispira a nessuno in particolare. E un uomo sensibile, colto, malinconico, che si contrappone a un'umanità spesso agitata da un'euforia melensa, rozza nell'approccio alla vita e ignorante delle cose che contano. E bello pensare che sensibilità e cultura possano stare dentro un uomo in divisa».

Presentato a Martina da Pietro Andrea Annicelli presso Futurbooks di Michele Lafornara su iniziativa dell'Associazione Valle d'ltria di Annalisa Mancino, il romanzo noir di Mazza offre spunti di riflessione sull'attualità e il suo senso. Nel tuo romanzo Bari risalta più come luogo di emozioni e di sentimenti piuttosto che come realtà temporale o caratteristica. In che maniera, al netto delle cronache degli ultimi anni ma con senso più profondo e radicato, può essere considerata un termometro dell'Italia?
«Bari rappresenta per me un luogo narrativo molto funzionale a mostrare l'assunto fondamentale del romanzo: il nostro agire è fortemente condizionato dalle emozioni, dagli stati d'animo, dalle passioni. Non esistono scelte davvero razionali, il pragmatismo è solo un'illusione. Bari è città meridionale, i temperamenti individuali pulsano e ci guidano più che altrove. In altri termini: l'influenza del nostro immaginario sulle nostre azioni è decisiva. Su un piano più generale, Bari riflette ed amplifica la realtà, assolutamente confusa e caotica, priva di logica, una realtà in cui l'impatto della casualità è decisivo».

In che maniera l'avidità consuma il destino dei tuoi personaggi e quanto c'entra questo con il nostro sentire meridionale?
«L'avidità è irragionevole: potere e denaro non sono più un obiettivo individuabile e quantificabile, ma una ricerca ossessiva e autodistruttiva. Nel meridione, ciò assume la valenza di una distorta rivalsa verso una precarietà storica.»

Al Sud ci vuole più tenacia, disincanto o speranza?
«Disincanto. L'unica terapia per frantumare la retorica del meridione terra felice e baciata dal sole, dal mare, dal cielo azzurro, dalla vita semplice e dalla gente generosa e ospitale.»

Cosa ci puoi anticipare del tuo futuro letterario o comunque di persona pubblica?
«Ho iniziato a scrivere il secondo libro su Bosdaves. È una storia di devastazione ambientale del territorio. Progetto una trilogia».