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Lia Levi: Storia e storie nella Roma delle leggi antiebraiche

Autore: Fiorella Iannucci
Testata: Il Messaggero
Data: 23 ottobre 2006

Una canzone, "Ma l'amore no", la più ascoltata nel 1939, e un volto, quello di Alida Valli, che la interpretava sul grande schermo, aleggiano nel denso romanzo (L'amore mio non può) di Lia Levi come vividi fantasmi di una città, la Roma delle leggi antiebraiche, e di un'epoca, il fascismo delle tessere annonarie e delle guerre coloniali, sciogliendo il gelo delle amnesie sulla nostra storia recente. Ed è Elisa, che non si perde un film con la sua diva preferita, a ridare carne e sangue a quegli anni terribili, "difficili per tutti", è vero, ma molto più per quella comunità ebraica spogliata, da un giorno all'altro, del suo diritto a vivere. E' Elisa l'io narrante e al tempo stesso la testimone di vicende individuali e tragedie collettive: a cominciare dal suicidio del marito Andrea, che si è buttato dal muraglione del Pincio "dieci mesi dopo aver perso il lavoro per motivi di 'razza'", lucida e tragica Cassandra degli orrori che seguiranno.

E' sola Elisa, con una bambina di cinque anni da accudire. MA è una donna "forte", anche se non sa di esserlo. E' diplomata maestra, eppure si adatta a confezionare zoccoli lavorando anche di notte, a fare da segretaria al suocero del fratello, che la violenterà. Accetterà alla fine il posto da cameriera in una famiglia di ebrei ricchi, più attenti ai "grotteschi rituali" di classe che alla comune appartenenza religiosa con quella "cameriera" dal grembiulino bianco che non fa che rompere piattini. Intorno, squarci vividi di vite familiari (quella della madre e della sorella di Elisa), e storie belle di amicizia, con personaggi (primo tra tutti il signor Morabito, "educatamente fascista") davvero difficili da dimenticare.