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Divorzio all'islamica a viale Marconi

Autore: Chiara Comito
Testata: Arabismo.it
Data: 15 ottobre 2010

Amara Lakhous è tornato, finalmente. Il suo nuovo romanzo, ambientato questa volta in un diverso ma non meno “interculturale” quartiere della capitale, prende le mosse dall'ossessione occidentale della War on Terror di bushiana memoria, che imperversava anche in Italia dopo gli attacchi terroristici alla metropolitana di Madrid del 2004, per raccontarci però, attraverso la lente dell'ironia, la storia e le avventure di un giovane italiano, un arabista per la precisione, diventato per caso una spia al servizio dell'intelligence internazionale sotto le mentite spoglie di un immigrato tunisino, e di Safia, giovane ragazza egiziana. Una storia, quella fra i due, dall'esito non scontato. Il racconto in prima persona di Christian, questo il nome del protagonista, alias Issa, tunisino appena giunto a Roma dalla Sicilia alla ricerca di un lavoro e un alloggio, ma in realtà in missione per conto di ben tre governi per sgominare una pericolosissima cellula terroristica che si nasconde nel famigerato quartiere Marconi, viene infatti alternato, e perfettamente controbilanciato, a quello dell'umanissimo personaggio di Safia, alias Sofia. Sofia è una giovane egiziana che porta il velo; senza di questo però è bella come la celeberrima Sophia Loren. La ragazza ha un sogno nel cassetto ancora lungi dal poter realizzare. Costretti entrambi in dei ruoli che non gli appartengono, i due giovani si interrogano nel corso del romanzo sul vero significato dell'identità. Quale identità per Christian/Issa, studioso arabista che si trova a confrontarsi in prima persona con le innumerevoli difficoltà che un immigrato è costretto ad attraversare per vivere nel nostro paese? E quale è l'identità di Safia/Sofia, costretta dal marito ad indossare un velo attraverso il quale si vede osservata con paura e disagio dagli altri, i Romani del quartiere, ma che intimamente si interroga con intelligenza e con un umorismo pieno di umanità, sul destino e la condizione della donna araba, nel suo paese e in Italia? Dice Sofia: “Il mio velo era come un semaforo davanti al quale la gente deve fermarsi. Quella sosta obbligata era il momento ideale per scaricare tensioni, paure, inquietudini, ansia”. E se la paura può nascere dalla disinformazione, Amara non ci risparmia alcune piccole lezioni sulla necessità e l'importanza di ricevere un'informazione corretta su quanto accade nel mondo attorno a noi, criticando, sempre attraverso l'ironia dei due protagonisti, non solo le telenovelas e i programmi di blando intrattenimento in onda in Italia, ma anche le decine di notiziari di politica sul mondo arabo che instancabilmente i canali satellitari arabi ripetono tutto il giorno. Scritto in un italiano diretto e semplice, piacevolmente inframmezzato da frasi nei diversi dialetti italiani, e con uno stile arguto e spassosissimo, il romanzo è condito da momenti di vera ilarità, come è il caso del dialogo delle “b” di pagina 81. Come nel precedente Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio, anche in questo romanzo l'umanità dei personaggi secondari, che escono dallo sfondo per raccontarci barlumi di vita, a volte comici a volte meno, è essenziale alla storia. Con molta ironia viene delineata la figura della moglie italiana, ma convertita all'Islam, di un macellaio arabo improvvisatosi imam, il signor Haram (che in arabo significa “vietato”!), che sembra non avere altro scopo nella vita che spaventare con i suoi precetti Sofia, accusata di indossare veli troppo colorati! E come non citare il marocchino Mohamed, da decenni in Italia ma sempre alla rincorsa, ogni due anni, del rinnovo del permesso di soggiorno che puntualmente gli viene rinnovato quando è già scaduto. Parlare di immigrazione, soprattutto di quella arabo-islamica, non è di certo facile di questi tempi. L'argomento è scottante e dibattuto, e risente forse della mancanza di un'informazione corretta. Forse è proprio attraverso la chiave dell'ironia, diretta tanto agli arabi quanto agli italiani, che un passo concreto in avanti si può fare, per demistificare il dibattito attuale e riportarlo ad una dimensione più reale e veritiera, basata sui fatti. Ecco perché ci sentiamo di chiedere: a quando il prossimo capitolo, Amara?