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Divorzio all'islamica

Autore: Armando Adolgiso
Testata: Cosmotaxi
Data: 15 novembre 2010

Per le Edizioni e/o (editrice che ha gran fiuto nella narrativa italiana e straniera) è uscito un libro delizioso: Divorzio all’islamica a viale Marconi. L’ha scritto un autore che un grande critico qual è Enzo Golino ha definito “il più originale degli immigrati che scrivono in italiano”: Amara Lakhous.
Nato ad Algeri nel 1970 vive a Roma dal 1995. Laureato in filosofia all’Università di Algeri e in antropologia culturale alla Sapienza di Roma, in questa stessa università ha conseguito il suo dottorato di ricerca con una tesi dal titolo “Vivere l’Islam in condizione di minoranza. Il caso della prima generazione degli immigrati musulmani arabi in Italia”. Nel 1999 ha pubblicato il suo primo romanzo, “Le cimici e il pirata” (Arlem Editore) in versione bilingue arabo/italiano, e nel 2003 ha pubblicato in Algeria il secondo romanzo in arabo, “Come farti allattare dalla lupa senza che ti morda”, successivamente riscritto in italiano con il titolo Scontro di civiltà per un ascensore in Piazza Vittorio (Edizioni e/o 2006). Con questo romanzo, tradotto in varie lingue, ha vinto nel 2006 il premio Flaiano per la narrativa e il premio Racalmare – Leonardo Sciascia. Nel maggio 2010 è uscito l'omonimo film, diretto da Isotta Toso.
Un interessante saggio sulla scrittura di Lakhous, a cura di Grazia Negro dell’Università di Salisburgo, si può trovare sul web QUI.

“Divorzio all’islamica a viale Marconi” è una commedia nera con angoli di raffinato umorismo, ed è anche – come ha notato Paolo Fallai sul Corriere della sera – “Altro che novella d’immigrazione… Amara Lakhous parla di noi”.

E proprio a Amara Lakhous ho rivolto alcune domande.
Da quali tue osservazioni della realtà è nata l’idea di questo libro?

Ho abitato a viale Marconi quattro anni, questo romanzo è frutto di un'esperienza vissuta in prima persona. I temi del libro riguardano la comunità immigrata musulmana in Italia dopo gli attentati del'11 settembre 2001. Ho avuto modo di studiarla ed osservarla da vicino durante le mie ricerche accademiche alla Sapienza di Roma. Non posso raccontare una realtà prima di conoscerla bene. La letteratura si basa soprattutto sui dettagli. In questo senso l'improvvisazione non produce una buona narrativa.

Volendo associare il tuo romanzo ad un genere letterario, lo definiresti un giallo? Un eroicomico? O altro ancora?

Quando scrivo non mi pongo mai la questione del genere letterario. Non spetta a me, ma ai critici e ai lettori di farlo. Tuttavia, é vero che uso il giallo come sfondo per creare una trama. Sono un allievo di Leonardo Sciascia. Inoltre, mi piace molto la commedia, che io definirei nera perché fa ridere e piangere nello stesso momento. Per questo mi sento molto vicino ad un altro maestro: Ennio Flaiano.

Quali sono i temi e gli stili che oggi sono in primo piano nella letteratura algerina?

La letteratura algerina non é molto diversa dalla letteratura italiana di oggi, nel senso che non ci sono le grandi scuole o corporazioni di scrittori (spesso ideologiche) come nel passato recente. Ci sono esperienze individuali, non collettive. Troviamo autori che preferiscono il romanzo storico, altri il romanzo intimistico, e cosi via.