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Zona grigia, inquinata e inquinante.

Autore: Sofia Basso
Testata: Left - Avvenimenti
Data: 7 novembre 2008

Forse solo Massimo Carlotto poteva decidere di scrivere un romanzo sull’inquinamento bellico da nanoparticelle. E probabilmente solo lui era in grado di renderlo avvincente, incastrando le informazioni sugli effetti delle sperimentazioni militari in una trama fitta di tradimenti, omicidi, intrighi e colpi di scena. Nasce così Perdas de Fogu (176 pagine, edizioni e/o, 15 euro), pietre di fuoco, dal nome del paesino del vicino al poligono di tiro di Salto di Quirra, Sardegna. Scritto assieme ad altri nove autori, riuniti nella sigla Mama Sabot, il nuovo romanzo d’inchiesta dello scrittore dal «ingombrante», sarà in libreria dal 13 novembre. Un affresco crudo e amaro di quella zona grigia che in Italia accumula soldi e potere nell’ombra, senza badare alla legge e danneggiando irreparabilmente questo Paese. Facendola sempre franca.

Massimo Carlotto, com’è nato Perdas de fogu?
Cerco sempre storie di largo respiro, che abbiano un senso generale. Questa è una storia importante: nessuno aveva scritto un romanzo sull’inquinamento bellico. Dedico sempre una parte del giorno a cercare storie future, molto forti, che raccontino questo Paese e, contemporaneamente, siano grandi storie di controinformazione, affrontando quelle questioni che nessuno racconta mai, sfruttando quelle questioni che nessuno racconta mai, sfruttando la possibilità del romanzo di sviluppare un tema in maniera più ampia. Le idee su cosa raccontare sono veramente tante in questo Paese. Poi si sceglie. Qui c’è l’urgenza di salvare un territorio.

Un romanzo scritto a venti mani.
Da solo un lavoro di ricerca così ampio non riuscivo a farlo. Abbiamo scritto 1.500 pagine di inchiesta per preparare il romanzo. Ho parlato con il mio socio di sempre, Francesco Abate, ma in due non ce l’abbiamo fatta, allora ci siamo messi in tre, poi in quattro…Alla fine siamo diventati dieci: è nato questo gruppo, che si chiama Mama Sabot e crede molto nel noir mediterraneo, all’idea di un romanzo con una fortte inchiesta alle spalle. Ci siamo trovati d’accordo sul taglio da dare.

Ovvero?
Il nostro intento, anche in altri romanzi, è sempre stato quello di usare il romanzo per informare il lettore. Non abbiamo fatto altro che prendere tutti i dati, incrociarli, verificarli, convincerci di una tesi, quella dei danni delle nanoparticelle, e poi raccontare i fatti, mescolando verità e fiction. Tutto quello che abbiamo scritto è vero. Si tratta dello stesso metodo che avevamo già usato per il tema della sofisticazione alimentare: tutti dati veri e probabili. Abbiamo un’idea molto chiara e precisa.

In Perdas de fogu tutti i personaggi hanno degli interessi economici, in un groviglio di legale e illegale, di pubblico e privato. Non ci si può fidare di nessuno, nemmeno delle forze dell’ordine.
La storia di questo Paese, da piazza fontana in poi, ci ha insegnato che una parte di forze dell’ordine è deviata. Non si può generalizzare sarebbe sbagliato. Quando si scrive un noir si racconta la zona grigia, ed esistono oggi in questo Paese collusioni molto forti tra ambienti della criminalità organizzata, dell’imprenditoria, della finanza e della politica. È molto importante raccontare quella zona grigia, perché è quella che non emerge mai, quella che se la cava sempre, ma anche quella che fa i danni peggiori.

Peggiori dei tanto criticati crimini di strada dei clandestini?
Quello è solo fumo negli occhi.

Dal romanzo emerge che le nanoparticelle non sono bonificabili.
Assolutamente non bonificabili. È un progetto che andrà avanti comunque, al di là delle decisioni delle popolazioni che abitano nella zona. E questo è veramente duro da digerire. Il destino della zona del poligono di Salto di Quirra è la desertificazione umana. Quando avranno finito di sperimentare, nessuno ci potrà più stare, sarà talmente inquinato che sarà impossibile viverci. E parliamo di un’area enorme. Noi ci siamo basati solo sulla parte terrestre della base, perché non abbiamo trovato nessun dato della parte marina, che è grande una volta e mezza la Sardegna. Una situazione molto complicata. Una delle tante storie vere che i giornali fanno fatica a raccontare.

Perché i media stentano a trattare certi temi?
Dal caso Cederna in poi, la querela per diffamazione è stata usata in modo sistematico contro la stampa. In Italia si è fatto di tutto per imbavagliare i giornalisti. E poi è cambiato anche il modo di fare informazione: oggi i quotidiani lavorano molto sulle agenzie e sulla loro manipolazione. Se hanno bisogno di approfondimenti, invece di farli in prima persona chiamano gli esperti, infatti siamo un paese di esperti. Però non si legge più nulla sulla criminalità. Sappiamo tutto, fin troppo, su una serie di delitti familiari o passionali, ultimo il caso di Perugia. Ma su quello che combina oggi in questo paese la mafia russa o cinese, da anni non si legge nemmeno un trafiletto.

IL LIBRO
Perdas de Fogu Un disertore ricattato costretto a spiare una veterinaria sola, tornata in Sardegna per studiare gli effetti dell’inquinamento bellico del poligono di Salto di Quirra. Due vite unite dal caso, dal sesso e dal passato che ritorna all’improvviso. Dietro di loro le trame criminali di mercenari, politici, imprenditori e servizi, interessati a una cosa sola: il giro d’affari legato alla sperimentazione di nuove armi, incurante della scia di malattie e di morte che le nanoparticelle seminano nella zona, tra tumori e malformazioni. Tutti alle prese con «quel tipo di casini che, una volta scoppiati, non si possono più sistemare». Una storia di omicidi e tradimenti.