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Autore: Silvano Allasia
Testata: Pulp
Data: 15 marzo 1997

Seconda avventura per l'Alligatore, personaggio noir uscito dalla penna di Massimo Carlotto. Come il suo creatore, anche il nostro detective si è trasferito dall'umida estate padovana in cui era ambientato il primo romanzo ( La verità dell'Alligatore ), nell'inverno isolano di Cagliari. Qui lo troviamo impegnato in una complicata vicenda in cui entrano ed escono avvocati apparentemente scomparsi, agenti segreti, indipendentisti corsi e malavitosi vari. La caratterizzazione del personaggio principe (Marco Buratti, l'Alligatore) segue la linea già tracciata: grande bevitore di Calvados ed amante del Blues, diffidente quanto basta verso poliziotti e magistrati, ben introdotto nei giri della mala e tanto ingenuo sentimentalmente da innamorarsi subito della persona sbagliata ( i resoconti degli incontri amorosi con la ragazza sono degni della pudicizia di Sam Spade e Philip Marlowe). La vena ironica è più accentuata che nel primo romanzo, la trama leggermente più scontata- specie nello snodo finale. Ma il libro si legge con grande piacere e tutto d'un fiato; e soprattutto è la dimostrazione di come questo genere un po' disprezzato- il noir- sia oggi perfettamente attrezzato, rispetto all'esigenza di fornire una descrizione adeguata della società italiana contemporanea e del suo recente passato. Se poi il romanzo vi entusiasma, potete andare a ripescare l'opera prima di Carlotto, Il Fuggiasco, che la e/o proprio in questi mesi ha riproposto in edizione tascabile. Qui, ad essere noir, è soprattutto l'incredibile vicenda biografica dell'autore, per 17 anni costretto al carcere ed alla latitanza dalle assurdità del sistema giuridico italiano. Un libro leggero e divertente, nonostante la pesantezza della vicenda; commovente e vero, come riescono ad esserlo soltanto le opere autobiografiche.