Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

La terra della mia anima

Autore: Domenico Gallo
Testata: PULP
Data: 15 novembre 2006

Scrivendo Misery non deve morire, Stephen King ha rafforzato il tabù della vita eterna che spetta ai personaggi della letteratura popolare, destinati a continuare le loro avventure mentre il lettore affezionato invecchia; e leggere ancora quelle storie, con il passare del tempo, alimenta quel senso di nostalgia che noi italiani anziani riserviamo a Emilio Salgari e i ragazzi di tutto il mondo proveranno per il mago Harry Potter. Massimo Carlotto non ci concede questo rassicurante oblio, non ha iniziato a scrivere per raccontare ai suoi lettori di un mondo migliore, disseminato di pericoli e in cui si scontrano i grandi ideali. Il mondo dell'Alligatore è il mondo di oggi, l'Italia avida ed egoista della facile ricchezza, degli evasori fiscali, degli sfruttatori, del perbenismo, e in questa nazione cinica in cui un rilancio soprattutto morale non sembra imminente resistono a fatica, e tra una minoranza di persone, rapporti profondi di solidarietà e affetto. La terra della mia anima è la biogafia di Beniamino Rossini, il duro dei romanzi dell'Alligatore, l'uomo che usa le armi e uccide, il portatore di un'etica della Malavita ormai scomparsa, un reduce profondamente umano di un'epoca dimenticata, un bandito come non ce ne sono più.

Colpisce in questa biografia la sottolineatura dell'origine politica di Rossini e il continuo tentativo di leggere tutta una vita alla luce di quell'analisi comunista, figlia della povertà e del lavoro, e di attutirne le evidenti contraddizioni. Mai un romanzo di Carlotto è stato così esplicitamente didascalico, così profondamente colmo di affetto nel ribadire come gli uomini siano tutti diversi di fronte alle leggi, di come esistano predestinazione ed emarginazione, e come certe vite non possano che svilupparsi ai margini di una società comunque cattiva.

Se la vecchia Malavita ha per noi il fascino di quei fuorilegge di Salgari, Malet e Le Breton, la nuova Malavita è l'intreccio indissolubile tra politici di basso rango, imprenditori e professionisti, ovvero il motore della nostra società, l'orgoglio del nostro modello nazionale di sviluppo, coloro che producono ricchezza e disegnano il perverso tessuto sociale delle nostre città. Addio, Beniamino Rossini.