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Nordest, viaggio nel male

Autore: Francesca Visentin
Testata: Corriere del Veneto
Data: 9 maggio 2012

Il Far West va in scena a Nordest. Ma la guerra senza esclusione di colpi è tra i poliziotti (corrotti) e il resto del mondo. Una brutta storia, il romanzo d'esordio di Piergiorgio Pulixi (Edizioni E/O Collezione Sabot/age) s'immerge nel male, sia quello del narcotraffico, che quello protetto da un distintivo, sviscera il mondo del crimine e la «famiglia» della polizia. Lo sfondo in cui si muovono i personaggi è terra veneta, dove Pulixi, 29 anni, nato a Cagliari e residente a Padova, ha deciso di trasferirsi da qualche anno. Ma è anche un «non luogo», il territorio s'intuisce dai capannoni e dai ghetti dello spaccio, come la via Anelli di Padova, pur senza riferimenti specifici, «perchè la corruzione è trasversale a tutti i luoghi geografici». Il romanzo è un noir sui generis, il pulp si fonde con il racconto stile Dumas (è lo stesso autore a citare i suoi riferimenti stilistici), con il senso della tragedia di Shakespeare e le suggestioni di Dostoevskij. Così l'ispettore Biagio Mazzeo, «patriarca» del suo «branco» di poliziotti si muove fuori dalle regole: sbirri duri e corrotti, una sorta di famiglia mafiosa che però ripulisce le strade dal crimine e tiene a bada il mondo del narcotraffico. Quando incroceranno la criminalità cecena, la «brutta storia» diventerà uncomplicato intreccio di violenza e intrighi, una guerra in cui, una pagina dopo l'altra, il ritmo narrativo si fa così coinvolgente e sincopato da inchiodare il lettore. La vera novità, che trascina il libro molto al di sopra degli altri testi di genere, è la capacità dell'autore di rendere ognuno dei personaggi principali (e sono almeno una ventina) analizzando personalità e caratteristiche, fino a tracciare perfettamente i due mondi antagonisti e chi li popola. «Ho cercato di dare una dimensione epica al romanzo - rivela Piergiorgio Pulixi -, mi piaceva l'idea di scandagliare la psicologia di ognuno, renderlo umano pur nell'efferatezza». La ricerca su ambientazione e protagonisti, sulla polizia e sulla mafia cecena ha richiesto all'autore quasi un anno e mezzo di lavoro, altri tre anni poi per scrivere il libro. «Sentivo un forte senso di responsabilità verso il tema da trattare, volevo documentarmi bene. I poliziotti a cui l'ho fatto leggere hanno detto che è estremamente realistico, soprattutto per quanto riguarda il senso di abbandono e di impotenza a cui si sentono esposti gli agenti, senza gli strumenti e i mezzi per combattere in modo davvero efficace la criminalità». Piergiorgio Pulixi è allievo di Massimo Carlotto, un talento «scoperto» da Carlotto grazie al collettivo di scrittura «Sabot» di cui Pulixi fa parte. «Proprio Carlottomi ha insegnato a seguire con attenzione la cronaca. Dal caso di un arresto di 16 poliziotti, è scattata la scintilla che ha portato a questa storia - fa sapere il giovane autore -. Oltre a raccontare uomini che decidono di valicare la linea che separa il bene dal male, volevo entrare a fondo nelle loro dinamiche di vita, l'amore, la famiglia, i figli, narrarne ogni sfaccettatura». Pulixi rivela di girare ovunque con l'inseparabile taccuino, un moleskine nero, dove annota tutto ciò che lo incuriosisce. «La memoria è a breve termine, ho scoperto che un dettaglio resta in mente solo tre minuti, mi sono organizzato, per non dimenticare niente. Scatto anche delle foto». Di dettagli, citazioni e omaggi ai suoi miti, il libro è pieno: c'è un cd di Kasey Lansdale, cantante country e figlia del re del brivido Joe Lansdale, autore-cult del genere pulp americano, c'è unpersonaggio minore che si chiama Zaia («Nessun riferimento al presidente della Regione, solo che adoro i cognomi veneti»), c'è la stessa atmosfera che si respira tra le pagine di Don Winslow, uno dei più noti autori del poliziesco americano. E c'è la periferia veneta con i capannoni, quel confine tra campi e industria, ricchi e poveri, benessere e degrado.