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L'Italia noir di Massimo Carlotto, viaggio tra le ombre del Nordest

Autore: Mario De Santis
Testata: La Repubblica
Data: 9 maggio 2011

GIORGIO Pellegrini si è ripulito. L'ex criminale con un passato politico che ha accumulato ricchezze con le rapine ora è proprietario di un locale in una città del Veneto, ritrovo di politici e imprenditori collusi con il malaffare degli appalti. Intorno, un giro di escort con cui Pellegrini arrotonda. Lo avevamo lasciato in Arrivederci amore, ciao, lo ritroviamo in Alla fine di un giorno noioso, il nuovo romanzo di Massimo Carlotto (edizioni E/O, in uscita l'11 maggio). Il maestro del noir mediterraneo ripropone un personaggio nel quale è sempre pronta a risvegliarsi un'anima predatrice e violenta. Così accade quando si trova coinvolto in una truffa (animata da un onorevole della maggioranza di governo) e in breve precipita in una storia di omicidi e ricatti. Un romanzo adrenalinico, un affresco drammatico della società del Nordest e della sua parte torbida. Fra i colpi di maglio che Pellegrini assesta, c'è il ritratto di una terra piena di contraddizioni.
 
Avevamo lasciato Pellegrini nel libro di dieci anni fa. Che cosa ha fatto in tutto questo tempo?
 
"Ha tenuto a bada il suo lato oscuro cercando di inseguire il suo sogno, ovvero essere una persona integrata in città. Ma il suo istinto resta quello di esser più furbo degli altri. Complice questo, e alcune
amicizie, si ritroverà ancora alle prese con la sua violenza incontrollabile".
 
Come mai ha deciso di recuperare il personaggio?
 
"Perché ho capito che era perfetto, oltre che per raccontare una storia noir, anche per tratteggiare un panorama di quello che accade a questo Paese. E perché è legato allo stile del noir moderno, dove non c'è più consolazione né redenzione. I lettori lo ritroveranno ancora, in futuro, fosse solo perché ha scoperto la politica, e le possibilità che il crimine creativo offre a uno come lui".
 
La chiave della storia è l'amicizia con l'avvocato Brianese, diventato parlamentare. Fra i due un affare va male e ne emerge un contesto ricco e invaso dal malaffare.
 
"Brianese e Pellegini si muovono in quella zona grigia che collega la società alla criminalità, perché la corruzione è diventata un ingranaggio fondamentale per l'economia, per il crimine e ora anche per la politica. Il Nordest ha costruito la sua fortuna economica su un terreno che di fatto ha favorito l'infiltrazione mafiosa per il riciclaggio del denaro sporco. Pellegrini è un personaggio di fiction ma quel che racconto è reale, ho documentazioni dettagliate e ne scrivo da anni, ma solo da poco l'associazione degli industriali veneti ha ammesso l'esistenza del fenomeno".
 
Il Veneto da luogo di contadini ed emigranti a terra di ricchezza e piccole imprese familiari a scenario di collusioni criminali. Come ci si è arrivati?
 
"Nel Nordest la società veneta, in particolare, è spaccata. Resta una terra di gente perbene, ha il più alto numero di associazioni di volontariato ma con una parte oscura. La fine dei grandi poli industriali ha trasformato ex operai in imprenditori, il crollo del Muro ha aperto a Est mercati con movimenti di merci enormi, con necessità di manodopera straniera al nero e per paradosso - e per reazione - è nata la Lega, il tutto dimenticando di quando i poveracci emigranti eravamo noi veneti. Negli ultimi anni c'è stata la crisi: le aziende che hanno potuto hanno delocalizzato, gli altri avevano bisogno di soldi e sono spuntate le cosche, italiane e straniere, che hanno portato un grande flusso di denaro da ripulire nelle piccole imprese".
 
A un certo punto l'onorevole Brianese, forte dei suoi legami con il governo, cerca di organizzare un mercato sporco di componenti per le centrali nucleari...
 
"Ho inserito anche questo elemento perché motivato da dettagli di cronaca precisi: ci sono movimenti di lobby, esperti che si espongono poiché guidati da interessi, e circuiti di malaffare intorno all'acquisto di componenti e impianti obsoleti, che possono essere usati nei collaudi, nei progetti della preparazione al nucleare. E, che si  facciano o no le centrali, è già un grande business. Intercettato, ovviamente, dalla criminalità organizzata".
 
Gli elementi di attualità sono vari, dal mix di soldi pubblici e soldi sporchi che confluiscono negli affari di Brianese al giro di escort.
 
"Il riciclaggio comporta un trenta per cento di perdita per ripulire il denaro sporco. Nelle opere pubbliche, invece, questa perdita non c'è. Naturalmente per investire negli appalti hai bisogno della sponda pubblica e qui si gioca la grande partita: il Veneto da questo punto di vista è un affare che durerà per i prossimi vent'anni, qui la lista delle opere in cantiere è lunga ed è chiaro il tentativo di entrare nella partita. Quanto alle escort, è cambiata la percezione della corruzione. Non è sentita come colpa. E' saltato l'argine morale e questo vale per il sesso: sei uno sfigato se non c'è il benefit-escort. Ne ho seguite tante, e non c'è stata storia di corruzione qui in Veneto che non prevedesse parti di tangente pagate in escort. E' una mutazione antropologica".
 
La stessa per cui "la politica è il nuovo crimine creativo", come si legge nel le pagine del libro?
 
"Questo è il cuore del romanzo ed è quello che penso, e come cittadino ne sono anche preoccupato perché rischia di peggiorare la vita sociale. Settori di politica e criminalità si sono inseriti nella globalizzazione, ecco perché questo fenomeno comincia a interessare anche Paesi come la Spagna e la Francia. L'economia ha aperto mercati impensabili per il cimine: il traffico dei rifiuti, la sofisticazione alimentare, tutti nelle pieghe legali del sistema produttivo. Per questo la magistratura fa più fatica a metterci un argine".
 
Una magistratura che nel nostro Paese è accusata di essere "un cancro" da Berlusconi. Lei negli anni Settanta  ha vissuto sulla sua pelle una "persecuzione", benché in tutt'altro contesto e di tutt'altro segno. Che cosa ne pensa?
 
"Quella di Berlusconi è una grande menzogna perché c'è necessità da parte del mondo politico di depotenziare la magistratura e le forze dell'ordine per allontanarle dalla zona grigia di collusione. La mia è una storia diversa e figlia degli anni '70. Ogni epoca può avere le sue storie perverse dal punto di vista dei meccanismi della giustizia. Nel mio caso è stato così ma qui siamo in presenza di un attacco ideologico nei confronti di un'idea di giustizia in un'Italia che avrebbe bisogno del contrario, di legalità. E' un'anomalia, una delle tante di questo Paese".