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Recensione del libro "Alla fine di un giorno noioso" di Massimo Carlotto

Autore: Sergio Palumbo
Testata: CulturaSpettacolo.it
Data: 6 giugno 2011

Giorgio Pellegrini dieci anni dopo: era il 2001 quando Massimo Carlotto pubblicava "Arrivederci amore, ciao", che vedeva come protagonista questo bastardo del nord-est italiano. Ora, ad undici anni dall’ultima azione criminale e dopo la morte della moglie, dopo essersi ripulito la fedina penale grazie all’avvocato, nonché onorevole della Repubblica Italiana, Sante Brianese, gestisce un locale particolarmente in voga: La Nena. Ma non c’è da illudersi: Giorgio Pellegrini stronzo era e stronzo è rimasto. Bastardo, cinico, violento, non risparmia nessuno. Perfino con Martina, la donna che dice di amare e a cui è legato ormai da dieci anni, non ha nessuna pietà e la sottopone ad una totale dominazione, sia fisica che psichica, al limite dell’esasperazione. Per non parlare del giro di prostitute che organizza per l’avvocato Brianese ed i suoi soci di affari e corruzione. Ma certo non si aspettava che a fregarlo fosse proprio il suo avvocato, nonché testimone di nozze. Un investimento andato male, anzi del tutto inesistente ed ecco che Pellegrini ritorna a sprofondare in quel vortice di crimine e violenza che fa scorrere gli eventi ad una velocità elevatissima.
"Alla fine di un giorno noioso" non è solo un noir asciutto e crudo che ci porta nei meandri più oscuri del nord-est italiano, con un ritmo che avvince il lettore fino all’ultima pagina. Difatti, la trama di Carlotto ha più di un contatto con la cronaca nazionale: corruzione, giri di escort, intrecci tra politica e mafia, riciclaggio di denaro, usura: seppur sia doveroso dichiarare che personaggi e fatti raccontati siano frutto della fantasia dell’autore, sembra quasi di leggere le notizie di un quotidiano. Senza, però, alcun filtro né edulcorazione: Carlotto non risparmia al lettore nessun pugno nello stomaco e lo lascia annegare in questo fiume in piena di violenza, senza dargli alcuna speranza. Così come non ci sarà alcuna speranza per Giorgio Pellegrini, che tornerà a vivere una vita criminale e non ci sarà alcun appiglio per uscire dal baratro: in un mondo dove la corruzione diventa la prassi, l’unica strada che intravede il protagonista per non sprofondare è il crimine creativo, emblema del profondo mutamento che sempre più si intravede nel panorama criminale italiano e mondiale.