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Sinistri

Autore: Alfredo Ronci
Testata: Il Paradiso degli Orchi
Data: 21 giugno 2012

Certo che la copertina è buffa assai: iniziare un noir avendo davanti la faccia di Franco Oppini, l’indimenticato (o dimenticato, c’est la même chose) membro del gruppo di cabaret ’I gatti di vicolo miracoli’ non è proprio il massimo. L’intento di chi l’ha concepita (Luca Laurenti, che non è l’amico di Bonolis) è stato quello di rendere l’immagine anche un po’ inquitante (il tema del romanzo potrebbe esserlo) attraverso un’invadenza del color grigio e dell’ingiallimento degli occhi e dei denti. Praticamente effetto zucca di Halloween: ma sempre Franco Oppini rimane!
Vabbè su, passiamo alla materia.
Non credo d’aver capito il romanzo fino in fondo, nel senso che non credo d’aver colto completamente i rimandi storici alla sua base e soprattutto non credo di avere inteso le conclusioni.
Siamo nell’anno 2023, Terza Repubblica, e l’Italia è guidata da un fantomatico Partito della Felicità che ha trasformato il paese in un bazar di negozi take away, di farmacie dove si vendono tranquillamente psicofarmaci, bordelli di sesso virtuale e laboratori di lifting a buon mercato.
L’unico neo in una società cloroformizzata la banda dei Nove, un gruppo terroristico e sovversivo che ha un leader senza volto dal nome Adelos.
Gli sviluppi sono prevedibili: l’arresto della banda e la sua sistematica eliminazione ‘grazie’ anche alle pratiche di tortura di stato (un po’ come la Baader Meinhoff, chi la ricorda?). Meno prevedibile la consegna di un plico di racconti finito sulla scrivania del capo della Polizia: dieci storie e un metaforico viaggio a ritroso nella storia del Novecento italiano.
Difficile disquisir dello stile del Rossi: l’intro è banale e approssimativo, mentre nella ricostruzione storica lo scrittore è più affilato e centrato: insomma una schizofrenia di fondo che ‘impalla’ un po’ il lettore attento.
Rimane la questione iniziale (la mia): non credo d’aver focalizzato il romanzo, per quanto si dica che la Storia va interpretata e che questa stessa ha bisogno di ‘attori’: da una parte i deboli, i vinti, i dimenticati e dall’altra i boia e gli sfruttatori.
Forse il libro ci suggerisce che il potere è invasivo e soprattutto che esiste il ‘Grande Fratello’? Non sarebbe esperienza nuova, soprattutto per chi ha sempre creduto che anche la grande stagione del terrorismo nostrano fosse opera di chi realizzava attraverso il caos lo status quo e che l’arte suprema del controllo si realizza con la tecnica dell’infiltrare.
Dice la quarta di copertina: Per scoprire che le risposte sul prossimo futuro sono già nascoste nei simboli del nostro passato.
Sarebbe giusto se avessi intuito i simboli de ‘sto passato, ma confermo: non li ho colti (l’autore a fine libro tenta di dare una dritta, ma è come cadere dalla padella alla brace).