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Una brutta storia

Autore: Cecilia
Testata: Contorni di Noir
Data: 10 luglio 2012

Quando parla di "famiglia", Biagio Mazzeo, ispettore di polizia, intende un gruppo unito e compatto di poliziotti che combattono contro il crimine. Ma quello stesso crimine loro lo manipolano per i propri interessi, controllando il traffico di droga e tenendo in pugno le bande di narcotrafficanti.
Per un banale errore, però, durante una rapina in un supermercato, viene ucciso un criminale ceceno e la vita di Mazzeo si complicherà a tal punto che dovrà fare i conti con se stesso e con i ricordi delle sue vittime.

Quando si comincia a leggere questo romanzo, l'impressione è di cadere in un pozzo profondo e senza appigli, in cui cominci a scendere a tastoni nel buio più totale e, quando ti sembra di essere arrivato alla fine, cadi inesorabilmente verso il Male.
Biagio Mazzeo è l'ispettore superiore della Squadra Narcotici e capo di una banda di poliziotti corrotti fino al midollo. Suo padre era un muratore tutto d'un pezzo, "che si era fatto il culo per quarant'anni, per poi morire d'infarto senza alcun debito, ma nemmeno con qualcosa che valesse tutti i sacrifici che aveva fatto."
Biagio non voleva seguire le orme del padre, che lo costringeva ad aiutarlo al cantiere prima e dopo le lezioni. Aveva deciso che non sarebbe mai stato preso in giro dai compagni di classe, quando si presentava a scuola sporco di cemento e puzzolente di sudore. E aveva imparato presto a darle di santa ragione. Entrando in polizia giurò a se stesso che avrebbe fatto il colpo della sua vita e sarebbe vissuto di rendita.
Valerio Bucciarelli, vice questore aggiunto, era al contrario un poliziotto, nel vero senso della parola. Un tutore della legge, che a volte si considerava un "alieno", sensazione che gli derivava dal sentirsi attorniato da corruzione e falsità. Biagio Mazzeo era la sua spina nel fianco.
Un Don Chisciotte, contro i mulini a vento della criminalità organizzata che si annida nei luoghi più impensati. A cominciare dall'interno della Squadra Narcotici.
La "famiglia" ha vari significati in "Una brutta storia", e davvero non ne manca nessuna..la famiglia intesa come "branco" fra gli agenti corrotti, o come coppia omosessuale più o meno dichiarata, o fra i potenti trafficanti di droga che cercano di controllare la zona del Nord-est della penisola.
Questa impostazione della trama, sembra quasi a non voler dimenticare alcun tipo di lettore, in cui lo scrittore non tralascia alcune piccanti scene di sesso, le quali ravvivano un intrico già di per sé movimentato e  "pregno" di azione.
I personaggi che si susseguono sono davvero molti e ringrazio Piergiorgio di aver indicato, proprio nelle prime pagine, i diversi ruoli degli stessi. Come ho citato all'inizio, la mia sensazione era di percorrere un sentiero dove il Male cresceva, pagina per pagina. Forse davvero troppo, in cui non c'è spazio per il buonismo, neanche all'apparenza. Un detto popolare recita "Chi va al mulino s'infarina" e quando si toccano i soldi, che tu sia un ladro o un poliziotto, si resta inesorabilmente invischiati.
E il finale spiazzante fa ben sperare che sentiremo parlare ancora di Biagio Mazzeo e della sua squadra. Ma credo sentiremo parlare ancora di Piergiorgio Pulixi.