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L'uomo d'argento

Autore: Raffaello Ferrante
Testata: Mangialibri
Data: 30 agosto 2012

Quella mattina è Noemi a svegliare l'uomo. Beve birra e non la finisce di decantargli quanto tra lei e Daniel sia proprio finita. «E come ti senti?». «È uno dei periodi più belli della mia vita». […] «Non mi succedeva da anni di NON amare così tanto una persona... Lo sai?». Il ragazzo, sinceramente contento per quella notizia e con l'amica sotto braccio ridiscende così al piano di sotto, dove bivaccano i suoi cinque coinquilini. Tra loro quel giorno c'è anche una ragazza nuova, un'appenarrivata, come si chiamano le new entry nel loro gergo, che davvero sembra non far nulla per dimostrare a tutti quanti il contrario. È un'australiana che dopo aver passato la notte a ubriacarsi e vomitare è finita tra le grinfie dei ragazzi. Ride, non smette di dire quanto è entusiasta di quella vita, di quanto le piacerebbe poter tornare a trovarli spesso, finché non chiede con candore come fanno a mantenersi tutti e sei lì. È il colpo di grazia. Chi si rintana in camera, chi vomita, chi scappa. Finché l'australiana non volta lo sguardo interrogativo verso il ragazzo. Lui, nonostante sia uno dei decani della città, uno dei primi fautori di quel nuovo sistema di vita, tenta di distrarre l'uditorio con un generico «Stasera che fanno al Paradiso Terrestre?», il locale dove da anni vanno tutte le sere a sbronzarsi e scopare come ricci. In quel mentre esce l'ultima coinquilina da una stanza comunicando a tutti che Jenny, l'americana, è appena finita in ospedale essendo impazzita. A quella notizia al ragazzo tremano le gambe e una folata di pensieri antichi, di quelli che lo tormentavano quando ancora era nell'altro mondo, sembra farlo vacillare...
Claudio Morici, giovane talento romano - sì, sì, proprio quello che al termine di un reading ha pensato bene di prendere a revolverate il suo romanzo facendo impazzire di click il web. Ma si sa, il mondo dell'editoria è in crisi e dove non arrivano le presentazioni senza mutande della Santacroce, ci provano le cannonate di Morici -, nonostante quel pietoso sketch, è una delle penne più innovative del panorama letterario contemporaneo. Da sempre ama usare infatti la scrittura come laboratorio di analisi del reale, utilizzando filtri che la stessa realtà finiscono quasi sempre col distorcerla fino al limite del surreale. Così anche in questa sua ultima fatica, nella quale al protagonista non viene dato né un nome, né una precisa collocazione temporale o geografica - poiché questi sono segni del vecchio e abbandonato mondo, un mondo che il profitto, il lavoro, la moneta, le banche, il consumismo, hanno definitivamente provveduto a disintegrare - Morici disegna una favola futurista che con piglio ironico e fancazzista porta dritto all'inferno. Un inferno che è truccato da Grande Fratello, nel quale le uniche logiche da seguire sono il dimenticarsi del passato e vivere il presente in totale abbandono psicofisico. Ciò che ne consegue è una civiltà indolente, pigra, priva di qualsiasi morale, al limite della lobotomizzazione, dove le uniche priorità sono ubriacarsi gratis, ridere e fottere senza ritegno. Uno dei padri fondatori di questo nuovo modello è proprio il protagonista del racconto, il quale dopo anni di vita da perfetto uomo nuovo, sente improvvisamente, grazie ad una ragazza di nome Jenny, tornare a galla pericolose zavorre esistenziali. C'è solo un modello a cui il protagonista riesce a far riferimento, ed è l'uomo tutto pitturato di argento che vive da anni seduto su una panchina della città, assolutamente incurante di ciò che gli capita attorno e pressoché immobile. È lui l'unica risposta sensata dell'umanità al progressivo e inarrestabile imbarbarimento che la nostra era sembra non riuscire più ad arginare?