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Il commesso e la sconosciuta, un noir di ossessioni e di sentimenti misteriosi

Autore: Laura Montanari
Testata: La Repubblica / Firenze
Data: 17 settembre 2012

«Dicono che sia un esordiente nella letteratura, ma io avrei un'ottantina di pubblicazioni alle spalle» spiega a mezza voce, quasi scusandosi Valerio Nardoni, 35 anni, livornese di nascita, fiorentino di residenza. In famiglia lo sognavano ingegnere e lui per un po' ci ha provato, ma poi ha piantato lì malgrado gli ottimi voti: è ripassato dal via e si è iscritto alla facoltà di Lingue. Per uno che ama la poesia, traduttore di Garcia Lorca, di Pedro Salinas e di diversi altri autori, i numeri dell'ingegneria devono essere stati una griglia troppo rigida e definita. Così ha ricominciato da un'altra parte: come traduttore. «Infatti sono senza soldi. Con le traduzioni non si vive, ti pagano il lavoro come fosse un optional: a volte dopo un po', a volte anche dopo un anno. Le bollette invece ti raggiungono puntuali ogni mese e così è difficile far tornare i conti». Valerio Nardoni è l'autore di «Capelli blu», edizione e/o, fresco di stampa. Sul retro della copertina si legge: «Immaginate Paolo Conte che incontra i fratelli Cohen in una città italiana che pare Brooklyn di Smoke». Ecco.

Come possiamo definirlo? Un noir o un'ossessione?
«Forse entrambe le cose. E' un finto noir che comincia con il protagonista che trova una ragazza in fin di vita in strada, una notte mentre sta rientrando. La soccorre e la porta a casa sua. Siamo a Firenze, anche se non si dice il nome della città e lo si capisce soltanto dal nome delle strade ».

Già e poi esce e il lettore resta spaesato.
«Ci crede se le dico che le cose che ho scritto sono per la maggior parte vissute e reali anche se messe insieme, incollate e costruite in maniera diversa?».

A volte sembra una non-storia, un giallo mentale.
«Non c'è mai un confine preciso fra il reale e la proiezione della nostra mente. A me non interessava tanto raccontare una storia con contorni ben definiti. Del resto sono abituato a leggere le poesie che sono soprattutto parole che danno impulsi emotivi».

Quando ha scritto la storia della ragazza dai capelli blu?
«L'ho cominciato nel 2009, l'ho scritta in parte in Spagna dove sono rimasto per un po' di mesi girando con la mia fidanzata su un furgone Wolkswagen che ci avevano regalato. Eravamo senza soldi e ci siamo messi in viaggio con un progetto in testa che somigliava a un alibi: andare a fare videointerviste ai maggiori poeti di quel Paese»

E ce l'avete fatta?
«Si, ho registrato un sacco di materiale, ma poi non ci ho rimesso le mani. Per ora resta nel cassetto».

Il protagonista del romanzo è un giovane laureato che lavora in un discount.
«E' una specie di figura generazionale, molto simile alla mia, abituata al precariato. L'idea del discount mi è venuta perché davanti a dove abitavamo a Madrid c'era proprio un supermercato a basso costo, invece la costruzione della storia l'ho presa da Pulp Fiction, un film che ho amato molto. In un'intervista Tarantino diceva della storia destrutturata e rimessa insieme a pezzi».

Quando comincia il tour delle presentazioni del suo libro?
«Il 15 ottobre sarò alla Feltrinelli a Firenze, prima a Tolfa, nei pressi di Roma a un festival del Noir».