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Capelli blu

Autore: Monica Zanfini
Testata: Glamour
Data: 9 settembre 2012

«In questo periodo», mi spiegava una giovane donna che fa parte di due circoli di lettura, «non leggo quasi niente di ciò che esce: però ho fatto un tuffo nel passato e sto rileggendo le novelle di Maupassant». Ripensavo a queste parole, e al fatto che sempre più spesso si incontrano lettori desiderosi di viaggi a ritroso; a quei romanzi che vorrei rileggere e che dovrei ricomprare, dispersi dalla necessità di fare spazio e da improvvisi attacchi di generosità che me li hanno fatti regalare, per un senso di condivisione che covava in me ben prima che sui social network.

A riportarmi con i piedi per terra e con gli occhi sui banchi delle novità ci ha pensato Alessandra. Alessandra è un’amica giovanissima, che lavora per un magazine trimestrale dedicato alle eccellenze toscane. Tra le tante rubriche che cura c’è anche quella dedicata ai libri: e allora, periodicamente, mi telefona e mi chiede se ci sono novità di autori fiorentini o toscani, oppure romanzi ambientati dalle nostre parti. Devo dire che talvolta la ricerca è ardua: per fortuna in questo periodo un po’ di novità interessanti non mancano e allora vado a colpo sicuro su due titoli.

Capelli Blu di Valerio Nardoni e Miradar di Ilaria Mavilla. Entrambi toscani, entrambi esordienti con importanti editori nazionali, entrambi vengono dal mestiere della scrittura. Nardoni è un traduttore (sta traducendo Marias per l’editore Einaudi, ma ha tradotto anche Garcia Lorca e Pedro Salinas) e ha collaborato con Mario Luzi. (Leggi qui la sua storia ) Anche Mavilla, la cui storia editoriale rappresenta il sogno nel cassetto di tanti aspiranti romanzieri, ha un’esperienza di scrittura alle spalle, come autrice di teatro e cortometraggi (leggi qui la sua storia).

In tutti e due i romanzi fa da sfondo un’ambientazione periferica, lontana dai fasti rinascimentali e dai paesaggi di collinari punteggiati di vigneti e casali trasformati in abitazioni di lusso. Eppure in queste indistinte periferie esiste un genius loci che ce le rende riconoscibili, forse perché le attraversiamo spesso in auto o forse perché i non-luoghi sono ormai quelle colline addomesticate e quei centri rinascimentali non più vissuti da persone autentiche.