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Erlbruch, o la spiritualità dell'infanzia

Autore: Fiorella Iannucci
Testata: Il Messaggero
Data: 7 maggio 2007

«Era un po’ che l’anatra aveva una strana sensazione. “Chi sei, e perché mi strisci alle spalle?” domandò. “Finalmente te ne sei accorta” disse la Morte. “Io sono la Morte”». Inizia così il nuovo, intenso albo di Wolf Erlbruch, l’autore-illustratore tedesco, Premio Andersen 2006, che continua ad offrire ai bambini, e ai lettori di ogni età, autentici capolavori. Qui il disegno e la parola si fanno rarefatti, quasi timidi, perché il tema che Erlbruch svolge richiede silenzio, come il dolore e la poesia. E’ terrorizzata, l’anatra, da quell’incontro: sa cosa significa. Ma la Morte «in fondo era gentile, anzi molto gentile», e stringe tra le mani un tulipano. Si parlano, l’anatra e la Morte, e imparano a conoscersi a poco a poco. Giocano insieme. L’anatra fa domande importanti. Le stesse che si pongono i bambini di fronte ai grandi misteri della vita. «Certe anatre dicono che si diventa angeli e si sta seduti sulle nuvole e si può guardare la terra dall’alto», dice l’anatra. «Possibile», risponde la Morte. «Certe anatre dicono anche che nelle viscere della terra c’è l’inferno, dove si finisce arrostite se non ci si è comportate da brave anatre». «E’ sorprendente ciò che vi raccontate voi anatre. La verità è che non lo sa nessuno», replica la Morte.

E’ tutto qui il coraggio di Erlbruch: mai sfuggire ai profondi perché? dei bambini, mai offrire risposte banali. Scandagliando la spiritualità dell’infanzia, ascoltandone sussulti e visioni, sono nati albi memorabili, da La grande domanda a La Creazione, da un Paradiso per il piccolo Orso a La notte (tutti pubblciati da e/o). E ora, questa nuova, commovente riflessione sulla Morte. Non inflessibile Signora che recide con la sua falce affilata, ma Compagna di un attimo, Grande Consolatrice. Che prova pietà, e tristezza, per l’amica ormai priva di vita. «Hai freddo?» le aveva domandato l’anatra coricandosi su di lei per scaldarla. Un’immagine così merita da sola un tulipano rosso, e il nostro inchino.