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Trudi Kanter: ragazze, cappelli e Hitler -- una storia d'amore

Autore: Mara Marantonio
Testata: Persona e danno
Data: 25 settembre 2012

Una vicenda di “Salvati”, per usare il linguaggio di Primo Levi, ma non per questo meno intensa e commovente, ce la regala Gertrud (Trudi) Kanter, nata in Austria a inizio del Novecento e morta in Gran Bretagna nel 1992, con questa storia dal sapore autobiografico, dedicata alla memoria del carissimo marito Walter.

Lieve e drammatico al tempo stesso, fin dal titolo –“Ragazze, cappelli e Hitler   Una storia d’amore”-, il romanzo, pubblicato or ora in Italia da e/o, testimonia come l’intensità di un sentimento ben determinato possa affrontare, e sovente superare, ostacoli all’apparenza insormontabili; perfino in un’epoca tragica marchiata a fuoco dall’orrore dell’antisemitismo nazista e dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale. La narrazione si avvale di uno stile immediato, diretto, arricchito da un certo senso dello humour. Ti par di vedere l’Autrice anziana, seduta nel salotto della sua casa londinese, mentre rievoca quegli anni, lontani nel tempo, ma tanto vicini nel cuore.

Siamo nel 1938. Trudi (Gertrud) Sturmwind è una giovane donna bella e piena di entusiasmo, dalla capigliatura rosso fuoco, modista per le signore della ricca borghesia di Vienna.

E’ sposata con il simpatico Pepi Miller, abile ballerino nel tip tap, ma di fatto separata da lui, poiché gli è sì affezionata, ma in realtà non ne è innamorata, come credeva all’inizio…..E continua a sognare il grande amore. Questo arriva nella persona di Walter Ehrlich, affascinante uomo d’affari.

Tra i due s’instaura un appassionato legame, che pare non trovare ostacoli, in un clima ancora profumato di…Austria felix: la rinomata pasticceria Demel, vicino alla quale Trudi abita, la grande ruota del Prater, le gite nella vicina Wachau, la splendida regione ricca di abbazie e castelli sulle rive del Danubio blu, nonché famosa per le deliziose albicocche; le cene a lume di candela in localini caratteristici…..Ben presto però l’incanto si spezza: dopo un periodo di disordini di matrice nazista, nel mese di marzo, le truppe di Hitler marciano sull’Austria.  Mentre si trova a Parigi per motivi di lavoro, Trudi comprende che il suo mondo sta cambiando in modo radicale. Nella capitale francese infatti ella viene a sapere della sconfitta del cancelliere austriaco Kurt Schuschnigg: il referendum da questi promosso per il 13 marzo, al fine di sancire l’indipendenza dell’Austria dal Terzo Reich, è annichilito, poiché le forti minacce dalla Germania -con movimenti di truppe al confine, due giorni prima- inducono lo stesso cancelliere a dimettersi, “per non versare sangue tedesco”. Rientrata a Vienna col cuore in tumulto per ricongiungersi con i genitori e con Walter, subito la ragazza avverte chiara la preoccupazione e l’imbarazzo nel suo ambiente di lavoro, in precedenza familiare ed accogliente. La causa di ciò è una sola: Trudi è ebrea. Così come lo è il suo compagno. A seguito dell’occupazione tedesca e dell’immediata trasformazione della loro Patria in una provincia del Reich, con chiusura delle frontiere dei Paesi confinanti ai profughi austriaci il giorno stesso dell’occupazione, per la coppia comincia un periodo durissimo, nonostante l’illusione iniziale di essere lasciati in pace. Si susseguono senza sosta delazioni, violenze, furti (a Walter viene sgraffignata con estrema disinvoltura una stupenda automobile decapottabile), saccheggi, vendite forzate, umiliazioni di ogni tipo, espropriazioni, operate dagli occupanti nazisti e dai loro sgherri, a danno degli Ebrei, la cui umanità è calpestata giorno dopo giorno in modo sempre più brutale…Ciononostante i perseguitati cercano di condurre l’esistenza all’insegna di una dolorosamente consapevole dignità. Ben aizzato da campagne di odio orchestrate senza sosta (pensiamo, ad esempio, all’orrido giornale “Der Stürmer”), può respirare ora a pieni polmoni il duro antisemitismo, talvolta in passato silente e sottotraccia,  radicato da tempo immemorabile nel ventre di larga parte della società austriaca in generale -la quale sembrerebbe, per lo più, non risentire in modo significativo del cambiamento nella situazione politica a seguito dell’Anschluss-.

Ma non mancano le considerazioni (attuali) della scrittrice sulla solidarietà ricevuta, nonostante tutto, in quei momenti drammatici. E tristi riflessioni sul carattere degli Austriaci: era difficile avere coraggio, allora, scrive con realistica amarezza.

I due innamorati cercano di sopravvivere in una realtà sempre più oscura, cercando di strappare con le unghie e coi denti i pochi attimi di felicità loro concessi in un contesto in cui anche solo una giornata di cielo azzurro è un regalo impagabile. “Il sole era sparito, c’erano soltanto bandiere con la svastica. Niente cielo, solo bandiere con la svastica. Dio era sparito”. Quale doloroso rimpianto suscita evocare i momenti sereni che paiono appartenere ad un mondo scomparso per sempre!

Grazie al coraggio e all’inventiva di Trudi, all’aiuto di alcune persone generose e anche ad un’indispensabile dose di fortuna, la coppia, nel frattempo unitasi in matrimonio, riesce a fuggire, dapprima a Praga, poi a Londra per iniziare una nuova vita. A Vienna lasciano persone amate e tanta parte di sé: “Mi aggiro per casa” riflette lei, addolorata e preoccupata, in procinto di lasciare la sua città per andare incontro ad un futuro gravido di rischi ed incognite “Cosa prendere? Amo tutto di casa mia. Quanta posso farne entrare in una valigia sola?”

La nuova vita britannica dei giovani sposi ci fa riflettere su quali difficoltà dovettero affrontare quelli -ed erano i più fortunati- che riuscirono a lasciare il loro Paese in preda alla barbarie nazista. A cominciare dalla freddezza di chi che li accolse, talvolta connazionali emigrati anni addietro, come, nel nostro romanzo, Paul,  zio di Walter. Incomprensione espressa con tono altezzoso e carico di un non velato disprezzo, escludente però -con spocchiosa ipocrisia- i presenti dai giudizi negativi appena manifestati! E i racconti su di quanto succede in Patria, tremendi, foschi -basti pensare alla Kristallnacht e alle sue conseguenze sulla sorte degli Ebrei anche dal di fuori del Reich-, con ben pochi squarci di luce. Il pensiero corre subito ai familiari rimasti laggiù. E la guerra che si annusa essere vicina, nonostante nessuno ne parli: “Ma sotto sotto so che [gl’Inglesi] hanno paura” scrive Trudi in una lettera ai genitori, Nesti e Adolf, rimasti a Vienna in attesa di ottenere il sospirato visto per lasciare il Paese. Assai provati nel fisico e nello spirito, dopo qualche tempo essi la raggiungono a Londra, proprio poco prima dello scoppio del conflitto. “La guerra: maschere antigas, tessere annonarie, treni pieni di soldati…”. E, subito dopo l’occupazione della Francia, giunge l’umiliazione dell’internamento dei rifugiati austriaci, in quanto cittadini di un Paese nemico, per il timore, da parte delle Autorità britanniche, che tra gli esuli si nascondano spie. Anche Walter e il suocero vengono prelevati. Ciò provoca inenarrabili sofferenze e Trudi e a mamma Nesti, ma la ragazza cerca di resistere, di continuare la vita per amore dei suoi cari. I bombardamenti tedeschi proseguono incessanti. Terrore e angoscia scandiscono le giornate, anche alla luce di fatti tragici, conosciuti tramite i giornali, come l’affondamento in Atlantico, il 2 luglio 1940, da parte di un U Boote, del transatlantico inglese “Arandora Star”. La nave, carica di internati provenienti da Paesi ostili, era partita da Liverpool (dove era stati condotti pure Walter e Adolf) ed era diretta in Canada. “A bordo trasportava britannici, italiani e tedeschi. I tedeschi erano un miscuglio di nazisti ed ebrei, uomini d’affari, rivoluzionari e socialisti”. Per la cronaca i morti furono 800, tra i quali 446 italiani. Ma Trudi non si lascia sopraffare dallo scoramento: riesce, con la sua costanza, a far ritornare a casa, dopo qualche tempo, genitore e marito. Quest’ultimo, da brillante uomo d’affari che era in Austria, si adatta -per un po’, non avendo scelta- a fare l’operaio; ma ben presto le sue notevoli doti di inventore (qualità che ha ereditato dal padre) lo rendono conosciuto ed apprezzato nell’ambiente militare per un’idea sviluppata in breve ed applicata subito nel campo dell’aviazione.

Trudi e Walter danno il loro incessante contributo alla vita del Paese che, pur con notevoli -e talora ingiustificate- durezze, li ha accolti dando loro un presente ed un avvenire.

Una nuova vita per un  totalizzante, invincibile amore.

 

Il romanzo, articolato in capitoli brevissimi e per questo efficaci, contiene un variegato studio di caratteri, con attenzione alle diverse sfumature psicologiche. Trudi è donna dal temperamento irruente, ma razionale e pratico nei momenti gravi; sempre pronta ad agire, a rischiare, per il bene, prima che proprio, dell’uomo amato e dei familiari.

Gelosissima, riesca ad essere possessiva anche nei confronti dell’ex marito (“fa parte della mia vita” afferma, senza cercare affatto giustificazioni); e non manca di “passare al setaccio” la nuova compagna di lui per verificarne l’adeguatezza.

Walter: un po’ vanitoso, conscio del fascino esercitato sulle donne, è uomo pacato, riflessivo; ad uno sguardo superficiale sembrerebbe, per così dire, lento a mettersi in moto. Ma poi, quando ha imboccato una strada, la percorre fino in fondo e si acconcia, magari stringendo i denti, a vivere situazioni, poco prima per lui, inimmaginabili. Insieme agl’interpreti principali Trudi Kanter presenta al lettore una vasta galleria di personaggi: sono figure che magari appaiono in scena un istante, ma delineate con mano sicura.

Ad esempio, Mitzi, l’amica narcisista e prevaricatrice, ma che conosce anche impagabili slanci di generosità e Trudi le sarà grata in eterno. O il bel conte italiano Francesco Scocchera di Santa Vittoria, in grado di incantare perfino una donna innamorata di un altro come la nostra protagonista. Steffi, la capo laboratorio, affettuosa e fedele; i genitori tanto amati, anche se, durante la sua infanzia non erano stati particolarmente affettuosi con lei (tempi diversi da quelli attuali!); Paul, lo zio di Walter, emigrato a Londra, freddo e distaccato, il quale vuol far credere al prossimo di essere british a tutti gli effetti; o il Sig. Curlow, diavolo e angelo al tempo stesso…..Figure dipinte con un tocco leggero, tenero (commuovono i ritratti dei genitori di Walter e degli affettuosi parenti praghesi di lui, poi tutti uccisi a Theresienstadt), senza indulgere in giudizi drastici nei confronti di persone, magari non ineccepibili nel comportamento quotidiano, ma in grado di riservare sorprese positive.

La cifra narrativa cambia con la forte drammaticità espressa nelle pagine dove l’inesorabile mannaia della tirannide cala su un Paese fino a poco prima operativo e sereno, almeno in apparenza.

“Alla mezzanotte e tre minuti del 12 marzo le truppe tedesche varcarono il confine austriaco…..un disastro veniva marciando verso di noi. E marciava, marciava, marciava….” E poco dopo la consapevolezza che schiaccia il tuo essere: “La lava dell’odio erutta”

Ma l’amore saprà essere più forte.