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Roberto Riccardi

Autore: Marilù Oliva
Testata: libroguerriero
Data: 4 dicembre 2012

ATTIVITA’: Colonnello dei carabinieri e giornalista, scrittore (della domenica?).
SEGNI PARTICOLARI: La normalità (cosa c’è di più particolare?).
Lo TROVATE SU: Le quarte di copertina dei miei libri.

Le tue origini e la formazione
Sono nato e cresciuto a Bari. L’amore per le Lettere mi viene dalla mamma, che le insegnava…

Cosa rispondevi da piccolo quando ti chiedevano che lavoro volevi fare?
L’insegnante. Della serie: l’uomo propone e qualcun altro dispone…

E adesso cosa rispondi?
Che non voglio diventare grande, non in questa vita.


E’ da poco uscito per Sabot/age, la collana di edizioni e/o: “Undercover”. I due protagonisti, Nino e Rocco, sono cresciuti insieme nello stesso paese calabrese, ma hanno preso strade diverse, l’una legata al coltello in mano, l’altra alla chiave, oggetti simbolici dell’appartenenza alla malavita o alle forze dell’ordine. Come ti sei documentato e quanto ha inciso il tuo lavoro nella scelta del contesto?
Tutta vita vissuta, e dunque il mio lavoro è stato determinante, ma prima di scrivere ho aggiornato i dati con qualche piccola ricerca.

In questo romanzo – come in molti altri sabot/age – è forte l’elemento sabotatore rispetto a una realtà solo apparentemente ovattata: tu cosa senti di aver sabotato?
La “mancanza di elementi di conoscenza” (notato l’eufemismo?) su una realtà, quella degli agenti sotto copertura italiani, di cui in giro si sa ben poco.

Hai affrontato anche il tema dello sfruttamento della manodopera clandestina da parte delle ’ndrine. Quanto la malavita si regge sulla miseria delle persone e quanto sulla consuetudine?
Molto sulla miseria, il resto sulla paura dei deboli e sulla complicità di persone senza scrupoli, sparse nelle realtà più disparate.

Ma le mafie si potrebbero sconfiggere? Come?
Sconfiggere è forse una parola grossa, sono realtà secolarizzate e molto complesse. L’obiettivo possibile, verso il quale stiamo andando, è fare in modo che esse perdano l’aura di invincibilità che tanto a lungo hanno avuto. Si può realizzare proseguendo con sempre maggiore determinazione il cammino intrapreso: arrestando i capi latitanti e i gregari, aggredendo i patrimoni, utilizzando i collaboratori, lavorando sulla prevenzione…

E la cultura può avere un senso di evoluzione generale anche inserita in un progetto di informazione?
È la vera e più importante risposta. Solo attraverso la cultura e l’informazione si potrà avere il cambio di mentalità necessario per un salto di qualità nella lotta al crimine organizzato.

Abbiamo detto che sei un colonnello dell’Arma. Ci racconti un episodio del tuo lavoro in cui hai sentito molta soddisfazione?
Tutte le volte in cui mi è sembrato che il risultato del mio lavoro facesse una minima differenza. Avevo 24 anni quando ho arrestato il mio primo latitante importante, in provincia di Palermo. Di quell’episodio ricordo i più piccoli dettagli.

Uno in cui hai avuto paura.
La paura di solito arriva dopo, sul momento la tensione la annulla, trasformandola in lucidità e attenzione.

E il coraggio cos’è? Ci si nasce o si conquista?
Il coraggio è un compagno di strada, come la paura. Tutti noi abbiamo componenti dell’uno e dell’altra, l’importante è tenere da loro il giusto distacco. Come il successo e l’insuccesso, i due “impostori” di Kipling…

Due tuoi pregi e due difetti.
I pregi: 1.) Se un amico mi cerca mi trova. 2.) Non mi abbatto mai. I difetti: 1.) Non sono bravo nelle attività pratiche, ad esempio quelle manuali. 2.) Sul lavoro so essere pedante, fino a che non si raggiunge un determinato risultato.

L’ultima volta che ti sei arrabbiato
Per fortuna mi capita raramente, di solito a fronte di mancanze di lealtà.

L’ultimo sorriso
Adesso, leggendo questa domanda.

L’ultima volta che hai tentato inutilmente
Scrivendo Undercover, magari?

L’ultima volta che hai tentato con successo
Il mio prossimo libro.

L’ultima rinuncia
Sono certamente tante, eppure… sai che non riesco a rispondere?

L’ultimo sfizio
Vino alla mandorla siciliano, a fine pasto. Provare per credere.

Salutaci con un progetto
Il seguito di Liguori, nemmeno a dirlo.

E adesso salutaci da “Undercover”
Impossibile: in questa intervista ci sono troppi dati veri, su di me.