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Il destino dei padri nelle epoche dittatoriali

Autore: Andrea Carraro
Testata: Il Messaggero
Data: 4 dicembre 2012

Ci sono due libri da poco usciti, che non ci pare peregrino accostare. Non solo perché ci è capitata la fortuita circostanza di averli letti praticamente in contemporanea, in aereo, perfino alternando l'uno all'altro per cogliere meglio le affinità e i rimandi che ci suscitavano, ma anche perché ci sembrano felicemente impastati, per così dire, nella stessa farina, sia umana che letteraria. Il primo è di Gabriela Adamesteanu, si chiama Verrà il giorno (Cavallo di Ferro, 383 pagine, 18 euro), è un ponderoso romanzo familiare, esistenziale ambientato dapprima in un borgo campagnolo, poi a Bucarest, comunque sotto il tacco di Nicolae Ceauescu. L'altro libro è La notte dell'oblio di Lia Levi (E/o, 193 pagine, 17 euro) che racconta con grazia e precisione in che modo la Shoah abbia scavato crepe anche in coloro che l'hanno attraversata tangenzialmente perché per esempio hanno avuto un padre morto nei campi di sterminio. Qui è il padre che sparisce nei campi, là è un padre arrestato dalla polizia politica che fa la stessa fine, e poi la medesima incertezza e miseria per chi resta, nell'Italia del dopoguerra o nella Romania comunista fra lenzuola rappezzate e rimediati abiti da sposa. La scrittrice rumena ha un grande talento nel rappresentare ambienti sfiniti dall'incuria e dalla provvisorietà, soprattutto interni e spicchi di cortili e piante malate che vengono su spontanee fra le case malconce, dove si aggira una fauna povera e abbrutita dalla delazione, dalle ristrettezze ideali e morali del comunismo rumeno. I due romanzi sono entrambi attraversati dalla violenza della Storia. L'ombra di un padre "svanito" ad Auschwitz e quella di un padre dissidente politico inghiottito dalle fauci del regime di Nicolae Ceauescu in fondo si somigliano anche nelle mitologie familiari che proiettano. Da una parte c'è l'ombra greve del nazismo, la colpa da espiare, l' ossessione del ricordo collettivo da conservare contro la temuta (ma grazie a Dio scongiurata) minaccia dell'oblio collettivo, la responsabilità di una patria (o forse più patrie) da costruire. Dall'altra l'ombra di un'altra cultura e ideologia, il comunismo, o forse meglio il Socialismo Reale, come si chiamava allora, che affogava nelle tenebre di una delle dittature più odiose della storia moderna.