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FRENI di Paolo Fallai

Autore: Giorgio Montefoschi
Testata: Io Donna - corriere della sera
Data: 9 giugno 2007

Due fratture nella parte sinistra del corpo, tibia e perone spaccati, la gamba in trazione, gli occhi chiusi in quanto pieni di vetri: questa è, dopo l'incidente automobilistico che gli è capitato una dozzina di giorni prima, la situazione in cui troviamo Giorgio Soter, giornalista televisivo in una tv privata. Ed è da qui che parte il romanzo d'esordio di Paolo Fallai, autore finora di libri per bambini: un esordio, lo diciamo subito, piuttosto intrigante. Dov'è il punto del romanzo? Nella condizione di prigionia e di solitudine nella quale Giorgio Soter è rinchiuso: incapace di parlare e dunque abilitato a rispondere alle domande dei medici e di chi viene a trovarlo solo con deboli segnali delle dita; tormentato dal dolore; sprofondato nel buio. Senonché questa oscurità altalenante della mente, è anche la condizione che consente al recluso di uscire per paradosso dalla propria infermità e dalla propria separazione dalla realtà con una libertà che le persone vigili e sane magari ignorano. In tal modo, attraverso fulminee prese di coscienza che di colpo sorgono in quel buio, la vita di Giorgio Soter va a ricomporsi, pian piano. E' la vita di un uomo che ha conosciuto la ferocia e il cinismo senza scrupoli della comunicazione e lo ha conosciuto nell'ambiente peggiore; la vita di un uomo che è sposato con una donna che forse non lo ama o è lui a non amare; la vita di un uomo che ha una famiglia alle spalle che rifiuta e un amico che lo inganna. Insomma, il diagramma di un vero e proprio fallimento. La pretesa di Paolo Fallai, giornalista del Corriere della Sera, è di accomunare il lettore a codesto fallimento. Dal letto di dolore, dalla clausura in cui è segregato il suo protagonista, Fallai leva una denuncia nei confronti della falsità e del vuoto del mondo che dovrebbe riguardare tutti. Lo fa con una prosa parecchio spezzata, continui cambi di passo e di punto di vista, e una sottile, benché amarissima, ironia.