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Viola Di Grado, Cuore cavo

Autore: Silvia Dell'Amore
Testata: Finzioni
Data: 28 febbraio 2013

Per spiegarvi cos'ha significato, per me, leggere Cuore cavo non vedo strada migliore se non quella di partire dal nome dell'autrice: Viola.

I lividi sono viola, e questo libro è un livido. O meglio, una botta, sorda e inaspettata, di quelle che lasciano il segno che sì, pian piano sbiadisce, ma ce ne vuole, e se ti sfiori fa ancora un pochino male.

Il viola è rosso e blu, e anche questo libro lo è. Il rosso c'è, il rosso del sangue di Dorotea, 25enne che decide di ammazzarsi nella vasca da bagno. Curioso come, in italiano, siamo soliti dire "togliersi la vita", perché per Dorotea non è così. Da viva, Dorotea non viveva: si barcamenava in una vita difficile, insapore, scandita da assenze importanti, come quella di un padre mai conosciuto e delle carezze gentili di una madre. Una vita di amore non ricambiato.

Per venticinque lunghissimi anni Dorotea ha provato encomiabilmente a vivere, senza però riuscirci. Quel giorno, nella vasca da bagno, decide di andare via. Dove? In un non-luogo, sospeso tra il mondo terreno, in una Catania ove Dorotea continua le sue normali attività (il lavoro in cartoleria, l'accudimento della madre) e quello sub-terreno, sede del corpo: un corpo divorato da insetti con bocche solerti, un corpo in costante disfacimento, il cui processo è narrato con elegantissima crudezza da Dorotea stessa, prima e unica spettatrice dell'infausto spettacolo. Il rosso della carne viva strappata, come stelle filanti, da bocche voraci. Il rosso dell'estate catanese.

Ma c'è anche il blu, nel viola. C'è il blu dell'acqua: quella della vasca, culla del sonno di Dorotea, non luogo tra tanti, c'è il blu dell'acqua in cui affonda zia Lidia, che saluta la vita terrena affogandosi con le tasche piene di pietre.

Blue, in inglese, vuol dire anche "triste". E in questo libro c'è una cosa molto triste. Non la morte, no: blue è l'invincibile difficoltà nel comunicare, e da vivi e da non.

Cuore cavo è un libro sul silenzio forzato che ci contraddistingue tutti, abitanti del mondo di qua e di quello di là. È un romanzo che brulica di amore per la vita, come brulicano gli insetti sul corpo di Dorotea. È un romanzo di luce.

Svegliatevi ed esultate, o voi che abitate nella polvere! Poiché la tua rugiada è come la rugiada di una luce sfavillante e la terra darà alla luce i morti (Isaia 26, 19)

Io ho ancora un po' di Viola sulla pelle, e non accenna ad andare via. E nemmeno lo voglio.