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Salvare Mozart

Autore: Cecilia Lazzaroni
Testata: Finzioni
Data: 15 luglio 2013

Per me Salvare Mozart è la storia di quando alle elementari la mia compagna di banco si prese i complimenti dalla maestra per un’idea che avevo avuto io; di quando all’improvviso tutti si sono messi a citare il Grande Gatsby solo perché era uscito il film, portandomi via la luce verde, che prima solo in pochi capivano, quando ne parlavo; di quando la mia collega ha messo la sua firma in un rapporto di politica economica che avevo scritto io in settimane di lavoro; di quando mi sono stampata e fatta da sola la maglietta di Audrey Hepburn e l’anno dopo la vendevano nelle boutique in riva al mare con l’orlo storto e le ragazzine con i capelli tinti di troppo chiaro o troppo scuro la portavano con l’ombelico fuori…

E’ la storia di tutti questi furti, ma all’ennesima potenza, perché da un lato non abbiamo un’idea carina per fare un cartellone, bensì Mozart e la sua musica, e dall’altro la compagna di banco che ruba quest’idea è nientepopodimeno che il Führer. Salvare Mozart ha la forma di un diario. Il diario di Otto J. Steiner, melomane. E’ ambientato a Salisburgo all’inizio della seconda guerra mondiale, in un sanatorio. Otto Steiner è molto malato ed è anche un po’ ebreo. In tutto questo non c’è niente di buono. Quand’ecco la prima sorpresa: Salvare Mozart fa ridere! Magari non a voce alta o da lacrime agli occhi, ma abbastanza da tirare in su gli angoli della bocca e scuotere un po’ la testa.


Poco dopo la seconda sorpresa: Otto J. Steiner starà anche molto male, ma ancora si arrabbia e ancora ha qualche cartuccia in canna. Il diario di un malato senza speranze non si trasforma di certo in un romanzo d’azione, ma la musica, è proprio il caso di dirlo, cambia: da un requiem diventa un interludio drammatico, di quelli con tante percussioni, e infine una ballata popolare.Prima di iniziarlo avevo tra le mani un libro breve, che non si dava arie, probabilmente carino, come sono carini in maniera politicamente corretta tutti i racconti che hanno dentro un ebreo, la seconda guerra mondiale e Hitler. Quando invece l’ho chiuso, la sensazione era quella di avere appena chiuso uno scrigno. Quello che c’è dentro è prezioso, e compiuto, e forte, e raffinato, un po’ come Otto J. Steiner.