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Conta su di me

Autore: Donato Bevilacqua
Testata: La Bottega di Hamlin
Data: 21 giugno 2013

Esiste una parola che, meglio di altre, riesce a descrivere alla perfezione questo libro: costruire. Non è un percorso semplice quello che Jorge Bucay richiede al lettore, ma proprio per questo risulta un viaggio affascinante, che si può cogliere appieno solamente se si riesce ad aprirsi ad ogni possibilità. Conta su di me è un gioiello che si scopre pagina dopo pagina, quando immerso nelle parole e nelle storie si plasmerà il senso di una vera e propria ricerca.
 
Ciò che vale la pena di scoprire, e poi di vivere, parte prima di tutto da noi stessi, dal nostro rapporto col mondo, dal nostro considerarci vero e proprio strumento per occuparlo davvero, quel mondo. Raccontandoci di Demián, l’autore racconta un po’ di ognuno di noi. Quest’uomo di quarant’anni ha perso la bussola, proprio come vent’anni prima è immerso in una crisi che mescola il fallimento di un matrimonio, una nuova occasione lavorativa e l’incontro con una persona speciale. E proprio come vent’anni prima, per superare incertezze e paure, per rinsaldare di nuovo personalità e stabilità, Demián ha bisogno del Ciccione, lo psicoterapeuta che tanto l’ha aiutato in passato con una terapia inusuale, basata sul racconto di molte storie.
 
Attorno alla figura di un uomo perduto nel labirinto della sua anima, Bucay crea un’intelaiatura letteraria fondata sui racconti, una vera e propria mappa che indirizza e ispira il protagonista. Attraverso queste storie, tratte dalla Bibbia, dal Talmud e dalla cultura e tradizione di varie parti del mondo, si può arrivare alla conoscenza, si può affrontare di nuovo il passato. Leggere questo libro, in realtà, è come sbucciare una pesca (per usare una metafora contenuta nel testo), passando dalla parte più rugosa fino alla polpa. Così, mettendo a nudo dubbi e desideri, tra autore e lettore inizia una sorta di rapporto tra l’amicizia e la professionalità, che a volte ha il sapore di splendide chiacchierare e altre volte di sedute dallo psicologo.
 
Bucay fa scattare qualcosa dentro che somiglia molto all’autostima che passa per la sofferenza; qualcosa che ha il sentore di una battaglia, prima di tutto con se stessi, cercando di porre attenzione soprattutto alle piccole cose nascoste in noi e negli altri. Da qui, si può costruire, ripartire daccapo, dalle macerie, contando proprio sulle nostre forze, perché imprescindibile non è il cambiamento, ma la capacità di cambiare. Se il vero viaggio di scoperta consiste nell’avere nuovi occhi, Bucay ci sussurra un segreto per illuminarci il cammino: essere ciò che siamo così, semplicemente, lasciando al destino un’opportunità.